Sposa giovanissima Stefano Carracci e gestisce con successo prima la salumeria nel nuovo rione , poi il negozio di scarpe a piazza dei Martiri . Elena comincia a scriverla nel momento in cui apprende che la sua amica d’ infanzia , Lina Cerullo , solo da lei chiamata Lila , è sparita . I brillanti studi di Elena vengono coronati dalla laurea alla Scuola Normale di Pisa , dove conosce e si fidanza con Pietro Airota , e dalla pubblicazione di un romanzo in cui rielabora la vita nel rione e le esperienze adolescenziali vissute a Ischia . tornato al rione , spinto dalla miseria , si mette al servizio di Michele Solara , che a un certo punto lo manda in Germania per un lungo e misterioso incarico . Enzo è stato a lungo fidanzato con Carmen Peluso , che però lascia senza spiegazioni al rientro dal servizio militare . È fidanzato con Gigliola , la figlia del pasticciere , ma negli anni sviluppa una morbosa ossessione per Lila . Anzi , ha smesso di occuparsi di Lila e si è concentrata solo sulla buona riuscita di Elena . Risiede a Barano d’ Ischia e d’ estate affitta alcune stanze della sua casa alla famiglia Sarratore . Bruno Soccavo , amico di Nino Sarratore e figlio di un ricco industriale di San Giovanni a Teduccio . Ci ritirammo a casa di Lila , il vecchio , piccolo appartamento dei genitori nel quale ora viveva col figlio Rino . In quel periodo mi convinsi che non c’ era grande differenza tra il rione e Napoli , il malessere scivolava dall’ uno all’ altra senza soluzione di continuità . Centro di cibernetica della Statale di Milano , Centro sovietico per l’ applicazione dei calcolatori alle scienze sociali . E oggi la vedo così : non è il rione a essere malato , non è Napoli , è il globo terrestre , è l’ universo , o gli universi . Poi sciacquo la tazza , raggiungo la scrivania , ricomincio a scrivere a partire da quella primavera fredda di Milano , una sera di oltre quarant’ anni fa , in libreria , quando l’ uomo dagli occhiali spessi parlò con sarcasmo di me e del mio libro davanti a tutti , e io replicai in modo confuso , tremando . Al liceo avevo reagito a una condizione di svantaggio cercando di diventare come la professoressa Galiani , mi ero appropriata di toni suoi e del suo linguaggio . Si concentrò invece su certe formule che Nino aveva usato marginalmente , ma che pure aveva ripetuto più volte : cose tipo protervia baronale , letteratura antiautoritaria . E parlò a lungo su quel tema , rivolgendosi al pubblico , mai direttamente a Nino o a me . Lo lasciai dunque col professore anziano – si chiamava Tarratano – e accolsi con garbo le mie lettrici . Scartai d’ impeto , invece , come una deviazione inutile che ci aveva fatto tutti soffrire , lo studente universitario di Ischia , l’ amante della mia amica sposata , il ragazzo smarrito che si nascondeva nel cesso del negozio di piazza dei Martiri e che era il padre di Gennaro , un bambino che non aveva mai visto . Visto che negavo di essere stata brava ( sapevo bene che non era vero ) , chiese a Nino e a Tarratano di pronunciarsi , ed entrambi naturalmente si profusero in complimenti . ma soprattutto parlò con deferenza del capofamiglia , il professor Guido Airota , « un uomo veramente eccezionale » . Mi rispose con poche parole generiche sui problemi di quando si viene dal Sud senza un centesimo in tasca . Anni addietro era successo che Stefano , dopo il matrimonio , si confidasse con me , mi raccontasse dei problemi con Lila , ma lo aveva fatto senza mai accennare al sesso , nessuno al rione lo avrebbe fatto parlando della donna a cui voleva bene . Ma poi le parole vennero fuori , forse reinventate per l’ occasione , qualcosa tipo : lei , per tutelare l’ Autorità in ogni sua espressione , sarebbe pronto a sospendere la democrazia . La festa per il mio libro non era più in cima ai loro pensieri , mia suocera sembrava essersi dimenticata anche della sorpresa che mi aveva annunciato . E decisi : quando mi sbarazzerò di Adele e del suo amico , quando mi accompagnerà in albergo , riprenderò il discorso e glielo dirò . Avevo accennato ad Antonio , poche parole , e gli avevo detto qualcosa sulla mia relazione con Franco , che del resto era ben nota nell’ ambiente studentesco pisano . E darle un ordine , un senso , comportava dire di Lila , di Ischia , forse spingermi fino al punto di ammettere che l’ episodio di sesso con un uomo maturo , così come figurava nel mio libro , si ispirava a un’ esperienza vera ai Maronti , a una mia scelta di ragazzina disperata che adesso , dopo tanto tempo , mi sembrava una cosa ripugnante . Non bastava che Pietro avesse guidato per ore senza mai fermarsi pur di arrivare in tempo almeno per la cena in mio onore ? Ringraziai Adele e il suo amico di tutta la pena che s’ erano dati per me e per il mio libro . Me lo sarei preso , anche se quella frase su Lila non m’ era piaciuta e mi dava angoscia . Conosceva abbastanza della mia storia con Franco Mari per dedurne che non ero vergine , e tuttavia non aveva mai accennato a quel tema , nemmeno una mezza frase recriminatoria , una battuta greve , una risatina . Lo baciai in un angolo buio , lo guardai dalla soglia dell’ albergo mentre si allontanava per corso Garibaldi e ogni tanto si girava , faceva ciao con un gesto timido . Tornai a Napoli rigirandomi nella testa Nino , quel nostro incontro senza conseguenze , e a tratti prevalse la voglia di correre da Lila , aspettare che tornasse dal lavoro , raccontarle ciò che era raccontabile senza farle male . « E dove ? » si arrabbiò mia madre . « Come fa a domandarti la mano di Lenuccia se non viene qua ? » . Non riusciva ancora ad accettare , anche se non l’ aveva mai detto esplicitamente , che tenessi il denaro alle Poste , che non lo avessi consegnato a lei come avevo fatto sempre , fin da quando portavo al mare le figlie della cartolaia o lavoravo nella libreria di Mezzocannone . Urlava che mi voleva cacciare di casa subito , prima che la esponessi a quella vergogna di avere anche lei , anche lei , una figlia concubina come Lila e Ada . Io restai per acquietare i miei genitori e convincerli ad accettare una cosa che per me , in quel momento , era un segno forte del mio ingresso nel mondo di Pietro . Da almeno dieci anni il Dio dell’ infanzia , già abbastanza fievole , si era messo in un cantuccio come un anziano malato e non sentivo nessun bisogno della santità del matrimonio . Ero determinata a mettermi in poco tempo nella condizione di esprimermi senza timidezze ogni volta che si fossero presentate situazioni come quella di Milano . secondo , in un passaggio in cui parlava di studentesse ( “ è una folla nuova ” scriveva , “ e sono in tutta evidenza non di condizione agiata , signorinelle in abiti modesti e di modesta educazione che giustamente pretendono dall’ immane fatica degli studi un futuro di non sola ritualità domestica ” ) , mi sembrò di trovarci un’ allusione a me , voluta o del tutto irriflessa . Era la cosa più dura che avessi letto da quando il libro era uscito , e non su un quotidiano a bassa tiratura ma sul giornale più diffuso d’ Italia . Pensavo disperata : forse davvero non vale niente , forse è stato pubblicato solo per fare un favore ad Adele . Gliel’ aveva dato la signora Spagnuolo al cui numero di telefono , per sua gentile concessione , poteva ricorrere chi aveva bisogno di me per comunicazioni urgenti . Festosa , un po’ affannata per aver fatto le scale di corsa , disse che mi cercava di nuovo il mio fidanzato , era al telefono , che bella voce , che bell’ accento del Nord . Lui mi raccomandò di nuovo la calma e aggiunse : domani uscirà un articolo sull’ Unità . Gigliola è stata sfortunata , sospirò per le scale , il padre se l’ è presa a faticare nella pasticceria dei Solara che aveva tredici anni , e meno male che s’ è fidanzata con Michele , se no avrebbe sgobbato per tutta la vita . Gli interventi sui giornali mi parevano superficiali , si limitavano ad applicare o lo schema entusiastico dell’ Unità o quello distruttivo del Corriere . Mi chiamò sventolando il giornale e disse , tra l’ altro con un tono abbastanza serioso perché aveva fatto di recente una sua piccola carriera dentro la sezione dell’ Msi : hai visto che cosa scrivono di te ? Mia madre mi aveva obbligata ad andare nella salumeria nuova dei Carracci perché lì l’ olio costava di meno . Una volta mi telefonò Adele e , con la sua solita mescolanza di ironia e affetto , mi disse : se continua così diventi ricca e non saprai più che fartene del povero Pietro . Ma il padre di Pietro fu molto cordiale , si complimentò per il mio successo , ironizzò sul senso del pudore dei miei detrattori , parlò del lunghissimo medioevo italiano , mi lodò per il contributo che stavo dando alla modernizzazione del Paese , e via con altre formule di quel tipo . All’ inizio sembrò in procinto di parlarmi distesamente del libro , poi cambiò argomento in modo concitato , disse che voleva invitarmi alla Statale : le sembrava importante che partecipassi a ciò che definì l’ inarrestabile fluire degli eventi . Progettava di raggiungere Parigi insieme ad altri suoi compagni , mi invitò ad andare con lei in automobile . Come sarebbe stato bello partire con Mariarosa , l’ unica ragazza che conoscevo così spregiudicata , così moderna , del tutto aderente ai fatti del mondo , padrona delle parole politiche quasi quanto gli uomini . Si disse fiero di aver intuito per primo le potenzialità del mio romanzo e mi presentò al pubblico con le stesse formule entusiastiche che aveva usato tempo prima a Milano . A cena , nel ristorante dell’ albergo che l’ ufficio stampa ci aveva prenotato , mezzo imbarazzata mezzo divertita ascoltai Tarratano che citava , a riprova che ero una scrittrice sostanzialmente casta , Henry Miller o mi spiegava , chiamandomi cara bambina , che non poche dotatissime scrittrici degli anni Venti e Trenta sapevano e scrivevano di sesso come io per il momento nemmeno immaginavo . Per strada cercai di togliermi definitivamente di dosso il fastidio del contatto fisico con Tarratano , ma continuai a sentirne la macchia e una confusa contiguità con certa sconcezza del rione . E poiché lui avrebbe dormito a casa sua e sarebbe partito per Torino il giorno dopo , insistette subito perché anch’ io andassi a stare da lei . Oltre a Franco , si unirono a Mariarosa la giovane madre , che si chiamava Silvia , e l’ uomo sui trent’ anni che avevo già notato in aula , quello che fumava il sigaro , tale Juan , pittore venezuelano . Invece al mio romanzo nessuno accennò e , dopo uno scatto d’ insofferenza del venezuelano che non aveva apprezzato una sortita di Franco su arte e società , si passò a ragionare dell’ arretratezza culturale italiana , del quadro politico uscito dalle elezioni , dei cedimenti a catena della socialdemocrazia , di studenti e repressione poliziesca , di quella che venne chiamata la lezione della Francia . Franco e Juan ascoltarono distrattamente entrambe e tuttavia non persero mai il filo della discussione tra loro , si confrontarono anzi con crescente animosità . Ma Franco e Juan non ci lasciarono spazio , il bambino intanto strepitava e Silvia lo trattava in modo sempre più aggressivo . O la sua bellezza : se si fosse trovata in quell’ assemblea con Gennaro sarebbe stata una madre ancora più seducente , ancora più determinata di Silvia . Quando tornai nella stanza , Silvia , che si era accomodata sulle ginocchia di Mariarosa e ascoltava la discussione tra i due uomini partecipando con esclamazioni nervose , si girò a guardarmi e dovette vedermi in faccia il godimento con cui stringevo a me il bambino . Un dissenso improvvisato : non ero mossa da convinzioni solide , l’ obiettivo era esprimermi contro Franco e lo feci , avevo in mente formule , le mescolai con finta sicurezza . E né Franco né Juan diedero segni di impazienza mentre parlavo , anzi il venezuelano assentì quando pronunciai due o tre volte la parola popolo . Ne dedussi che , al di là delle dichiarazioni di simpatia e di affetto , in quegli ambienti così colti e risucchiati dalla passione politica il mio libro era considerato una cosetta insignificante , e le pagine che ne stavano aiutando la diffusione o erano giudicate cascami di testi ben più dirompenti che tra l’ altro non avevo mai letto , o meritavano quell’ etichetta svalutativa di Franco : una storia di amoretti . Lo vidi sparire in una stanza con Mariarosa e dall’ espressione cupa di Juan , dallo sguardo infelice di Silvia , capii che l’ ospite e la padrona di casa avrebbero dormito insieme . Una volta a letto cercai di cancellare il Franco che avevo incontrato quella sera col Franco di anni prima , il ragazzo ricco e generoso che mi aveva amata , che mi aveva aiutata , che mi aveva comprato di tutto , che mi aveva istruita , che mi aveva portata a Parigi per certi suoi incontri politici e in vacanza in Versilia , nella casa dei suoi . Cosa davo a intendere di me , che persona pareva che fossi , cosa legittimava la richiesta di Juan ? Riuscii a salutare solo Mariarosa che si era alzata prestissimo per accompagnare Franco alla stazione ed era appena rientrata . Solo in treno , nel corso del lungo viaggio verso Napoli , presi atto di quella seconda paternità di Nino . Mi ricordai di quando era venuto a trovarmi al rione , anni prima , ed eravamo rimasti a conversare nel cortile e Melina lo aveva visto dalla finestra e l’ aveva scambiato per suo padre . Chissà , forse quando Nino mi aveva detto che Lila era fatta male anche nel sesso , voleva comunicarmi che il tempo delle pretese era finito , che caricare il piacere con la responsabilità era una stortura . « Sì , ma le hai scritte benissimo , Lenù , proprio come succede , con la stessa sporcizia . Mi colpì che avesse messo arbitrariamente insieme la caduta di Lila e la mia ascesa , come se , al confronto con la sua condizione , avessero lo stesso grado di positività . Mia madre ed Elisa avevano cucinato per giorni , cosa che rese la cena interminabile . Ma mio padre non seppe resistere e fece subito a Pietro un mezzo sorriso per segnalargli che lui , pur facendo parte di quel noi evocato da sua moglie , era pronto a venire a più miti consigli . Per qualche attimo armeggiò col suo anello matrimoniale , poi guardò Pietro dritto in faccia e invece di tornare sull’ argomento per dirsi persuasa o tornare a discutere , cominciò a tessere le mie lodi con gelida determinazione . Questi ultimi soprattutto erano contenti che non si desse arie e che si interessasse a loro anche se la scuola li aveva giudicati incapaci . Mostrò all’ ospite il Maschio Angioino , il Palazzo reale , le statue dei re , Castel dell’ Ovo , via Caracciolo e il mare . Non avevo mai mostrato un particolare interesse per lo sfondo della mia infanzia e della mia adolescenza , mi meravigliai che Pietro ne sapesse parlare con tanta ammirata dottrina . Andammo a mangiare in un ristorante di Santa Lucia , che secondo mio padre ( non c’ era mai stato , ma gliene avevano parlato ) era ottimo . Mia madre bevve troppo e disse qualche sconcezza , mio padre e i miei fratelli ricominciarono a scherzare tra loro e con Pietro . Mia madre strillò insulti a sostegno dei figli , mio padre e Pietro corsero a tirarli via . Ma appena gli fu possibile mio padre tirò da parte Peppe e Gianni e li rimproverò per la figura di maleducati che avevano fatto col professore . Ogni tanto mi tornavano in mente le parole di Gigliola e le mescolavo alle mie cercando di dar loro una sistemazione . Alzò il telefono e mobilitò , senza curarsi della contrarietà ostentata di Pietro , un po’ di conoscenti fiorentini , tutta gente di qualche potere . Percorsi al volante lo stradone , passai davanti alla scuola elementare , alla biblioteca , salii per le strade dove aveva avuto casa Lila da sposata , tornai indietro , costeggiai i giardinetti , e quell’ esperienza di guida è l’ unica cosa divertente che ricordo . Io venivo da quella famiglia , Pietro da quell’ altra , ciascuno si portava nel corpo i suoi antenati . Pasquale si era fatto crescere la barba come Che Guevara e mi sembrò che quella scelta lo avesse migliorato . Ero convinta che nessuno del rione volesse più avere a che fare con Lila e con Enzo . Pasquale , dopo il lavoro in un cantiere nei dintorni di San Giovanni a Teduccio , si sarebbe dovuto fermare a cena da loro . Li ascoltai , intervenni per cortesia , replicarono , ma intanto non riuscii a togliermi dalla testa Lila mangiata da chissà quale angoscia , lei che era sempre così resistente . Enzo fece cenno di sì , ma capii che la preoccupazione per Lila gli aumentava a ogni gradino come aumentava a me , e sentiva la colpa di essersi distratto con quelle chiacchiere . la volta che è tornata nella casa di corso Vittorio Emanuele dove tempo prima si era sentita fuori luogo ; Appena La fata blu diventò cenere volatile nel falò del piazzale , Lila tornò al lavoro . Tutto sommato , credo , la stessa cosa che aveva voluto vedere in Stefano e in Nino : un modo per rimettere in piedi ogni cosa finalmente al modo giusto . Bisognava essere costanti , e Gennaro costanza non ne aveva , come del resto non ne aveva lei . Ma il sonno seguitava a non venire , specialmente le volte che Enzo rientrava tardi e andava a letto senza invitarla a studiare . Ma si era comportata in un modo del tutto diverso da come s’ era comportata con Nino , che aveva assillato con l’ ossessione di dimostrargli che era in grado di aiutarlo in tutto . Diventò serio , le disse senza guardarla : sei sempre la stessa , quant’ eri bella a Ischia . Cosa che sembrò ricevere conferma quando un pomeriggio , subito dopo la pausa pranzo , un donnone di nome Teresa la bloccò e le disse sfottente : sei desiderata alla stagionatura . A Lila ogni cosa , a partire dall’ odore dei salumi , richiamò alla memoria le violenze di Stefano e per qualche secondo si sentì annichilita , ebbe paura di essere ammazzata . Ci si rifugiavano per parecchi motivi , il più importante era evitare di interrogarsi sul futuro : chi erano l’ uno per l’ altro , perché lui si occupava di lei e di Gennaro , perché lei accettava che lo facesse , perché vivevano nella stessa casa da molto tempo ma Enzo aspettava inutilmente ogni notte che lei lo raggiungesse e si girava nel letto , si rigirava , andava in cucina con la scusa di bere un sorso d’ acqua , lanciava uno sguardo alla porta col mezzo vetro per controllare se lei non avesse ancora spento la luce e spiarne l’ ombra . E non perché lo volesse Enzo , ma perché come al solito Lila , che aveva cominciato in sordina , di sera in sera si era accesa sempre più e ora , malgrado la casa che di notte gelava , le era presa la frenesia di ridurre l’ intero mondo miserabile dentro cui vivevano alla verità di 0 e di 1 . In principio Enzo si espresse cautamente , ma Pasquale , a sorpresa , pur avendo al rione un incarico importante – segretario di sezione – , si mostrò tutt’ altro che cauto e attaccò il partito , che era revisionista , e il sindacato , che chiudeva troppo spesso tutt’ e due gli occhi . E non parliamo del partito comunista : per le sue posizioni molto critiche si aspettava da un momento all’ altro di perdere la carica di segretario della sezione . Quando quel pover’ uomo era finito in galera innocente , innocentissimo , si arrabbiava – non era stato lui ad ammazzare don Achille – , il partito l’ aveva abbandonato , anche se era stato un grande compagno , anche se aveva fatto le Quattro giornate e combattuto al Ponte della Sanità , anche se nel dopoguerra , al rione , s’ era esposto più di chiunque altro . Allora si riscuoteva , a disagio , si sottraeva al flusso dei rancori di Pasquale , per calmarsi lo spingeva a rievocare , che so , Natale e Pasqua in famiglia , la buona cucina di sua mamma Giuseppina . Madre e figlia si abbracciarono , Nunzia si fece un pianto lunghissimo , regalò un pinocchio di stoffa a Gennaro . La spinse a iscriversi al sindacato , anche se lei non voleva e lo fece solo per fare uno sfregio a Soccavo , che non avrebbe visto la cosa di buon occhio . Una volta Pasquale insistette molto perché lei venisse a sentire una compagna importante . Perciò , quando si accorse che Pasquale , Enzo e qualche altro non erano contenti di ciò che la relatrice stava dicendo , pensò che erano ingiusti , che avrebbero dovuto essere grati a quella signora colta che era venuta a sprecare il suo tempo con loro . Ci arrivarono una sera con la macchina di Pasquale , s’ inerpicarono per scale malconce ma monumentali . Pasquale soprattutto , che era il più socievole , veniva trattato con molta simpatia . E quando , dopo Pasquale , intervenne una ragazza – la prima tra le femmine a prendere la parola – si infastidì ancora di più , innanzitutto perché si esprimeva come un libro stampato , secondo perché la citò più volte chiamandola compagna Cerullo , terzo perché la conosceva già : era Nadia , la figlia della professoressa Galiani , la fidanzatina di Nino che gli scriveva a Ischia lettere d’ amore . Ora un giovane riccioluto stava parlando con grande competenza dell’ Italsider e del cottimo . Ma quando Pasquale li lasciò sotto casa le disse serio : non c’ è niente da fare , sei sempre la più brava , poi ripartì per il rione . All’ ora di pranzo andò in cortile con la gavetta a cercarsi un angolo al sole per mangiare , ma Filippo appena la vide lasciò la guardiola e la raggiunse . Ma era furibonda con chi l’ aveva messa in quel bordello senza nemmeno avvisarla : Tornò a casa più stanca del solito , si arrabbiò con Gennaro che voleva restare dalla vicina , preparò la cena . Tutto un trucco della mente : nella stanza , tranne Gennaro , nel lettino accanto , col suo respiro regolare , non c’ erano persone e suoni veri . Si sentì in faccia la piccola smorfia graziosa che aveva fatto quando aveva detto a Bruno : fìdati , ho un figlio piccolo , questa cosa non l’ ho fatta io , un vezzo accattivante , forse seducente , il corpo di femmina che agiva autonomamente malgrado lo schifo . No , no , basta , in passato l’ aveva fatto per motivi diversi , quasi senza accorgersene , con Stefano , con Nino , con i Solara , forse anche con Enzo ; Appena vide che i ragazzi erano già lì , puntuali come se ciò che chiamavano lavoro politico avesse orari più costrittivi del suo , Lila provò fastidio . Finché Gino arrivò alle spalle dello studente grasso e lo abbatté con una bastonata . Qualcuno aveva cercato di fermare i bastonatori , sicuramente Edo insieme ad altri , ma non ce l’ avevano fatta e ora scappavano . Edo anzi , che apparteneva al primo partito ed era piuttosto nervoso per il male che gli faceva la mano , arrivò a dire a un tale che apparteneva al secondo : se mi si infetta la mano , se me la tagliano , vengo a casa tua , ci verso una latta di benzina e ti brucio a te e a tutti i tuoi familiari . Gino avrebbe spettegolato su di lei per tutto il rione , avrebbe raccontato ogni cosa a Michele Solara ; Ma lei non era una che se ne stava quieta , si inerpicò trascinandosi dietro Gennaro . Al confronto Lila si sentì sporca per l’ odore di carne cruda che si portava addosso , per il raffreddore che le intasava il petto , per la febbre che disordinava i sentimenti , per il bambino che si lagnava in dialetto indispettendola . Quando poi Lila accennò alla nostra amicizia , la professoressa sembrò contenta , esclamò : ah sì , Greco , non s’ è fatta più vedere , il successo le ha dato alla testa . La Galiani stette ad ascoltarla e fu colpita dalla sua sincerità , dal tono spiazzante , dalle frasi in un italiano molto intenso , dall’ ironia abilmente governata . Il bambino le corse incontro e lei lo abbracciò , lo sbaciucchiò , mentre faceva capolino Armando , il figlio maggiore della Galiani . Pasquale tentò un paio di volte di interromperla , ma lei lo rintuzzò sprezzante , come se la sua sola presenza in quella casa fosse un tradimento . Per la prima volta Lila avvertì nervosismo nella sua voce di bambina e la cosa le fece piacere . Quando arrivarono sotto casa e si vide costretta a invitare Pasquale a salire , gli disse : non so che cosa ha cucinato Enzo , cucina malissimo , forse non ti conviene , e sperò che se ne andasse . Lila si annoiò presto , andò a mettere a letto Gennaro , che intanto aveva cenato lagnoso per il sonno , e non tornò più . Ma ciò che si diceva che avrebbe dovuto provare sentendosi penetrata , non l’ aveva mai provato , questo era certo , e non solo con Stefano , ma anche con Nino . E il pensiero che Enzo soffrisse per causa sua si sommò a tutte le cose brutte di quella giornata . Davvero c’ era tutto quel fervore a Napoli e nel mondo , o erano Pasquale e Nadia e Armando che se lo immaginavano per sedare ansie loro , per noia , per darsi coraggio ? Si addormentò con l’ intenzione di far danno , a Nadia dimostrandole che era solo una ragazzina di buona famiglia tutta chiacchiere mielose , a Soccavo guastandogli il piacere di annusare salumi e femmine nella camera della stagionatura . Mentre Gino la respingeva mandandola contro un palo della luce , mentre Edo cercava di rialzarsi , arrivò per la strada sterrata sollevando polvere un’ altra automobile . Si calmò un poco solo quando vide Pasquale colpire Gino col bastone e mandarlo a terra . Pasquale comparve in serata , dopo cena , con una faccia cupa , e invitò Enzo a una riunione nella sezione di San Giovanni a Teduccio . Per di più non le aveva chiesto di andare alla riunione , s’ era rivolto solo a Enzo , cosa che non accadeva mai , anche quando era sera tardi , faceva freddo ed era improbabile che lei portasse fuori Gennaro . È convinto , pensò Lila , che io non abbia capito perché ha colpito a quel modo Gino , perché voleva spaccare la testa al guardiano . La mattina dopo Edo e la donna dello spolpatoio , Teresa , cominciarono a ronzarle intorno con parole e gesti timidamente amichevoli . Soprattutto , nei giorni seguenti , diede sempre più spago a Edo , a Teresa e al loro minuscolo partito , trasformando la pausa pranzo in un momento di conciliabolo . Poi fu preso dall’ entusiasmo , quasi si commosse , fece per abbracciarla , ci ripensò , disse : va ’ avanti , Lina , fottiamocene della burocrazia , io intanto informo il comitato . Tuttavia , dopo quella premessa , le sconsigliò di andare subito a uno scontro diretto con Soccavo . Andarono in una stanza che Lila non aveva ancora visto , grande , fredda , tre brandine su cui c’ erano vecchi materassi all’ apparenza luridi , un armadio con uno specchio smangiato , un cassettone . « No , e sta ’ attento a quello che fai e che dici , specialmente con Enzo : se gli racconti che mi sono sentita male – e non è vero , ho avuto solo un capogiro – rischiamo di rompere l’ amicizia » . In un attimo arrivarono i brutti pensieri , tutti nitidissimi : il cuore malato , i regressi di Gennaro , i fascisti del rione , la saccenteria di Nadia , l’ inaffidabilità di Pasquale , l’ elenco delle rivendicazioni . Riscrivere gli articoli di Nino , ossessionarlo fino a che non faceva come dicevi tu . Sapeva da sempre che Michele presto o tardi sarebbe riapparso nella sua vita , ma trovarselo nell’ ufficio di Bruno la spaventò come , durante l’ infanzia , gli spiriti negli angoli bui della casa . E attaccò a parlarle di Stefano , di Ada e della loro bambina , ora dicendo un gran bene di tutt’ e tre , ora sottolineando che le due salumerie non andavano più come una volta . E l’ aveva fatto , l’ impresa andava alla grande , l’ aveva chiamata Tutto per tutti . Questa m’ ha disegnato scarpe che ancora oggi le vendo a Napoli e fuori , e ci faccio un sacco di soldi . Dal finestrino tenne d’ occhio il cortile e tirò un sospiro di sollievo quando vide Michele , alto , il passo nervoso , la fronte stempiata , il viso bello rasato con cura , un giubbotto di pelle nera su pantaloni scuri , raggiungere la sua auto , partire . Gli domandò infine in che razza di guai s’ era ficcato per finire nelle mani di gente pericolosa come i Solara . Gridò che i Solara le avrebbero fatto passare la voglia di fare la sindacalista e concluse con voce strozzata : fuori , fuori immediatamente , fuori . Ma lei fece la strada sterrata di corsa , prese il primo autobus per la Marina , raggiunse il mare . Rientrò a casa alle nove , chiese a Enzo e a Pasquale , che le facevano domande ansiose per capire cosa le era successo , di venire a cercarmi al rione . Quando raccontò dell’ essiccatoio , fui sul punto di dirle : a me , a Torino , è saltato addosso un vecchio intellettuale ; Perciò mi imbarazzai , fissai il pavimento , quando disse col crudo vocabolario del rione che chiavare non le aveva mai dato il godimento che s’ era aspettata da ragazzina , che anzi aveva provato sempre poco o niente , che dopo Stefano , dopo Nino , farlo addirittura la infastidiva , tant’ è vero che non era riuscita ad accettare dentro di sé nemmeno un uomo gentile come Enzo . Anche lei , dunque , mi citava le pagine scabrose e lo faceva come Gigliola , che aveva usato sporcizia . E mentre lei con spudoratezza tormentata riprendeva a confidarmi cose sue – molta eccitazione , soddisfazione poca , senso di disgusto – , mi tornò in mente Nino , si riaffacciarono le domande che mi ero rigirata spesso nella testa . Dovevo arrivare a dirle che in quelle sue confidenze agitate , anche in quel suo modo di leggere le pagine sporche del mio libro , ora , mentre parlava , mi sembrava di trovare conferma che Nino nella sostanza aveva ragione ? L’ abbracciai stretta , le sussurrai : ora mi occuperò io di te , e finché non ti sarai ristabilita staremo sempre insieme , e se dovrò andare a Firenze tu e il bambino verrete con me . Nel tempo che andò da quella notte fino al giorno del mio matrimonio – mi sposai il 17 maggio del 1969 a Firenze e , dopo un viaggio di nozze di soli tre giorni a Venezia , cominciai con entusiasmo la mia vita da coniugata – , cercai di fare per Lila tutto ciò che potevo . Vidi Lila tutti i giorni e mi dedicai a riorganizzarle la vita fin dal momento in cui la lasciai addormentata nella sua stanza e affrontai i due uomini che avevano aspettato tutta la notte in cucina . Non esageriamo , disse , è vero che Lila fa una brutta vita , ma è quello che succede a tutti gli sfruttati del mondo . Non si arrese , seguitò a farmi obiezioni , e non perché non tenesse a Lila , ma perché la lotta alla Soccavo gli sembrava importante , considerava fondamentale il ruolo della nostra amica e sotto sotto era convinto che tutte quelle storie per un po’ d’ influenza non venissero tanto da lei quanto da me , un’ intellettuale piccoloborghese più preoccupata di una febbricola che delle brutte conseguenze politiche di una sconfitta operaia . In quella fase mi portavo sempre in borsa un libro e il mio quadernetto degli appunti : leggevo in autobus o quando Lila era assopita . Forse perché era già grandicello , un po’ aggressivo , capriccioso , trovai il bambino privo dell’ inerme seduzione che sprigionava Mirko , l’ altro figlio di Nino . Promise che lo avrebbe fatto e aggiunse che , per quel che ricordava , Mariarosa aveva avuto una breve storia d’ amore con un giovane avvocato napoletano : forse avrebbe potuto rintracciarlo e chiedergli se poteva aiutarmi . Agitata come non ero stata quando avevo chiamato Bruno – era pur sempre il ragazzo noioso che aveva cercato di baciarmi sulla spiaggia di Citara – , feci il numero della redazione dell’ Unità . Ma non avevo nessuna esperienza di resoconti giornalistici , a parte la volta che , a quindici anni , con pessimi risultati , avevo provato a scrivere del conflitto col professore di religione per la rivista di Nino . Lila invece si presentò così come la vedevo ogni giorno per casa , senza nessuna cura del proprio aspetto . Solo una volta Lila , che per strada mi aveva già fatto molte lodi per il mio aspetto , disse a voce bassa : pare che sei uscita da uno di questi quadri , tu sei la dama e io la fantesca . Lodò molto gli Airota , conosceva bene un cugino di Adele che era un fisico di fama . Ma l’ effetto del responso su Lila fu all’ apparenza inconsistente , non si mostrò contenta , anzi parve infastidita . Il neurologo era un ometto vispo del tutto calvo che aveva lo studio in un vecchio palazzo di Toledo e sfoggiava nella sala d’ attesa , in bell’ ordine , solo testi di filosofia . Ma – disse sempre rivolgendosi a me – il mio collega ha ragione , cara dottoressa Greco , l’ organismo è indebolito , e di conseguenza sia l’ anima irascibile che quella concupiscibile se ne approfittano per prendere il sopravvento su quella razionale : restituiamo benessere al corpo e restituiremo salute alla mente . A Ponte di Tappia cercammo una cabina e telefonammo alla dottoressa , che si disse disponibile a incontrarci subito . Aspettai a quel punto che per qualche canale imprevisto arrivasse anche l’ approvazione di Nino . Concluse piano : tu conosci i Solara , loro in questo frangente difficile mi stanno aiutando a ridare una nuova faccia alla Soccavo . Ma chiamai subito l’ avvocato amico di Mariarosa per dirgli di quella telefonata . Gli aveva assicurato che , appena l’ azienda cominciava i corsi di formazione , glielo avrebbe fatto sapere . Sapeva , ovviamente , che l’ appuntamento era stato procurato da Pietro e che il cognome Airota pesava sul buon esito di quell’ incontro , ma mi sembrò contrariata dal fatto che Enzo ne dovesse prendere atto . Lui ci pensò , si rivolse a Lila con un’ ammirazione che per un attimo mi fece invidia : Rividi lei ed Enzo mentre guerreggiavano per il primato in aritmetica sotto gli occhi del direttore e della Olivieri . Le due partecipazioni di nozze mi sembrarono quasi subito una buona occasione per capire se era bene assecondare il ritorno di Lila al rione . E a Michele , anche se lo detestavo – forse soprattutto perché lo detestavo – , contavo di parlare con calma dei problemi di salute di Lila , facendogli intanto capire che , anche se lui credeva di essere chissà chi e mi sfotteva come se fossi la ragazzina di una volta , avevo ormai forza sufficiente per complicargli la vita e gli affari , se avesse continuato a perseguitare la mia amica . Dalle finestre del terzo piano partiva un’ insegna enorme , disposta in verticale , Tutto per tutti , e calava sull’ ingresso ampio . Se cerchi Michele va ’ a casa sua , disse ostile , e mi girò le spalle come se avesse una cosa urgente da fare . Chiesi l’ indirizzo alla signora Manuela , la salutai e attraversai la città , prima in metropolitana fino a Mergellina , poi un po’ a piedi un po’ in autobus su per Posillipo . All’ ultimo piano di un edificio di recentissima costruzione , trovai solo Gigliola che mi accolse con evidente meraviglia e con un astio altrettanto evidente . « Non si può mai dire , sei fortunata : ho sentito tante volte la voce di Pietro al telefono , l’ ho visto dalla finestra , si capisce che è un bravo giovane . È ancora un accampamento , si scusò , ma una volta che passerai da Napoli con tuo marito vienimi a trovare , ti farò vedere come ho messo a posto . Lui vuole bene a Lina da quel giorno maledetto in cui lei ha messo il trincetto alla gola di Marcello . Le aveva detto che pensava a Lila la notte e il giorno , ma non con la voglia normale , il desiderio di lei non assomigliava a quello che lui conosceva . Fui io , naturalmente , a tirare in ballo Lila , e lui si confuse , non voleva parlar male di lei , ma nemmeno di suo fratello , nemmeno di Ada . In effetti , dentro la famiglia Carracci eravamo due corpi estranei , né io né lei potevamo durare . Fu vago su tutti , soprattutto su Nino , che nessuno – per volontà di Donato , mi disse – s’ era azzardato a invitare alle insopportabili nozze che gli toccavano . Tanto più che il tempo era passato e che , per quel che ne sapevo , al rione non sarebbero stati peggio che a San Giovanni a Teduccio . Enzo le disse che per lui cercare casa al rione andava bene , io le parlai dell’ appartamento di don Carlo soffocando il risentimento . Era in pessime condizioni , ma Lila si entusiasmò : le piaceva che fosse ai margini del rione , quasi a ridosso del tunnel , e che dalle finestre si vedesse la pompa di benzina del fidanzato di Carmen . Eravamo arrivati a ridosso di maggio ormai , la data del mio matrimonio si avvicinava , andavo e venivo da Firenze . venne fuori dalla macchina , parlò solo con me allegramente , mi chiese del mio matrimonio , lodò Firenze dove era stato di recente con Ada e la bambina ; Proprio mentre uscivamo di casa , ci imbattemmo in Melina che teneva per mano la nipote Maria , la figlia di Stefano e Ada . Gennaro baciò subito la bambina , che si lasciò baciare senza protestare , e Melina , nel vedere i due volti accostati , esclamò : hanno preso tutt’ e due dal padre , sono identici . Avevo pubblicato altri due articoli sul lavoro femminile nelle fabbriche campane e all’ Unità erano stati contenti . Mentre me lo provavo pensai a Lila , al suo sfarzoso abito da sposa , alla foto che la sarta aveva esposto nella vetrina del Rettifilo , e il confronto mi fece sentire definitivamente diversa . Mi arrabbiai , risposi io per lei , dissi che Lila cominciava solo adesso a star meglio e che comunque alla Soccavo era stata data una bella lezione , c’ erano andati gli ispettori , l’ azienda aveva dovuto pagare a Lila tutto quello che le doveva . « Spiegaci che cazzo hai creduto di risolvere » disse con una sofferenza , una delusione sincere . « Lo sai che situazione c’ è in Italia ? Ma Lila , ecco , mi bloccò con un gesto di fastidio del tutto inatteso , che mi confuse . Perché prima mi aveva dato torto davanti a Nadia e a Pasquale , e ora diceva quella cosa antipatica davanti alla professoressa ? La Galiani si alzò , frugò tra le carte sulla scrivania , le mostrò dei fogli come se fossero una prova inconfutabile . Aveva in mano le pagine di Lila da cui avevo ricavato il mio primo articolo per l’ Unità . Per di più Pasquale e Nadia non erano ricomparsi , non avevo avuto occasione di rintuzzarli e mi era rimasta dentro anche la rabbia nei loro confronti : che colpa c’ era ad aiutare un’ amica , per farlo mi ero esposta , come si erano permessi di criticare il mio operato . Non trovai un solo spiraglio per rinfacciarle sia il suo schierarsi con Pasquale e Nadia , sia l’ accusa insensata che non la volevo al mio matrimonio . Desiderai – e non riuscii a tenere a bada il desiderio – che il cardiologo si fosse sbagliato , che Armando avesse ragione , che lei fosse davvero malata e morisse . In un primo momento le avevo respinte in blocco , ora oscillavo tra la convinzione che non me le meritavo e l’ idea che se Lila gli aveva dato ragione forse avevo davvero sbagliato . Io prima mi rassegnai , un po’ a disagio , ad abitare la trappola in cui eravamo finiti , poi cominciai a trovare eccitante che politici di fama , intellettuali prestigiosi , giovani rivoluzionari , persino un poeta e un romanziere molto noti , mostrassero interesse per me , per il mio libro e mi lodassero per gli articoli sull’ Unità . Alla fine il professor Airota , con tutta la sua autorità , fece il nome dell’ autore dell’ articolo , e io seppi ancor prima che lo pronunciasse – Giovanni Sarratore – che si trattava di Nino . Definì entrambe una brutta esperienza : la seconda , disse , ero certa che il bambino fosse di Nino e anche se stavo male ero contenta . Amavo molto i lungarno , facevo belle passeggiate , ma non mi piaceva il colore delle case , mi metteva di cattivo umore . s’ era messa in contatto con Stefano per pretendere che , almeno dal punto di vista economico , facesse il padre anche con Gennaro e non solo con Maria . Quando saltò per aria la Banca dell’ Agricoltura mi trovavo a Milano , in casa editrice , ma non mi allarmai , non ebbi foschi presagi . Il resto era un flusso d’ aria , un’ onda immateriale d’ immagini e di suoni che , disastrosa o benefica che fosse , costituiva materiale per il mio lavoro , passava oltre o incombeva perché io la mettessi in parole magiche dentro un racconto , un articolo , un discorso pubblico , curando che niente finisse fuori schema e ogni concetto piacesse agli Airota , alla casa editrice , a Nino che di certo da qualche parte mi leggeva , anche a Pasquale , perché no , e a Nadia , e a Lila , che avrebbero dovuto finalmente pensare : ecco , siamo stati ingiusti con Lena , è dalla nostra parte , guarda un po’ cosa scrive . La chiamammo Adele , anche se mia suocera non faceva che ripetere : povera bambina , Adele è un nome orrendo , chiamatela con qualsiasi altro nome ma non così . Cominciò un calvario di medico in medico , io e lei soltanto , Pietro aveva sempre da fare con l’ università . Soltanto di lui parlava con rispetto , a lungo , e subito dopo mi domandava di Pietro . Quando riagganciava , la sua voce lasciava una scia di immagini e di suoni del passato che mi durava nella testa per ore : il cortile , i giochi pericolosi , la bambola che lei mi aveva buttato nello scantinato , le scale buie per andare a riprenderla da don Achille , il suo matrimonio , la sua generosità e la sua cattiveria , come si era presa Nino . A Carmen Peluso , che mi raccontava il suo matrimonio col benzinaio dello stradone , rispondevo : ah , che bella notizia , ti auguro tanta felicità , salutami Pasquale , cosa fa di bello . Ma non avevo più tempo – e sicuramente nemmeno voglia – di andare in giro per conto dell’ Unità . Due o tre volte mi imbattei per caso in articoli di Nino , ma leggerli non mi diede il piacere solito di immaginarmelo , di sentire la sua voce , di godermi i suoi pensieri . Pescò nel giro di pochi giorni una ragazzona di poco più di vent’ anni , Clelia , originaria della Maremma , che istruì minutamente perché si occupasse al meglio della casa , della spesa , della cucina . Poi Dede , malgrado tutto , seguitava a piangere di notte , la sentivo , mi agitavo , da lei m’ arrivava un senso di infelicità che disinnescava l’ azione benefica di mia suocera ; Però è difficile , quasi strillò una sera , rivolgendosi ad Adele con tono lagnoso . E poiché avevo parecchi soldi miei , in quella fase comprai vestiti per me , per la bambina e per Pietro , affollai la casa di mobili e soprammobili , sperperai denaro come non avevo mai fatto . O perché – e facevo fatica ad ammetterlo – il mio modello restava Lila con la sua cocciuta irragionevolezza che non accettava vie di mezzo , tanto che , pur essendo ormai distante in tutti i sensi da lei , volevo dire e fare ciò che immaginavo lei avrebbe detto e fatto se avesse avuto i miei strumenti , se non si fosse autoreclusa nello spazio del rione . Ogni volta che pescavo un articolo di Nino , e l’ articolo mi pareva ben fatto , diventavo di malumore . Dede si legò sempre più a Clelia e quando la portavo fuori si annoiava , si innervosiva , mi tirava le orecchie , i capelli , il naso , chiedeva di lei piangendo . Quanto a Pietro , i preservativi gli ottundevano ulteriormente la sensibilità , per arrivare all’ orgasmo gli serviva un tempo ancora più lungo di quello che in genere gli era necessario , soffrendo lui , facendo soffrire me . Ogni sua parola diventava sempre più allusiva e i gesti , i comportamenti , nel corso della conversazione si facevano più intimi . Guarda come s’ è modificato il linguaggio di Mariarosa , pensavo , ha tagliato i ponti con la sua educazione , è sboccata . Feci l’ amore con Pietro appassionatamente , non mi ero mai sentita così coinvolta , fui io stessa a non volere che mettesse il preservativo . Mi raccontava le nuove del rione ( Carmen era incinta , Marisa aveva avuto un maschio , Gigliola stava dando a Michele Solara un secondo figlio , di Lila taceva per evitare conflitti ) e poi diventava una specie di spirito della casa che , invisibile , assicurava a tutti noi biancheria pulita e ben stirata , pasti coi sapori dell’ infanzia , un appartamento sempre lindo , un ordine che appena scomposto si ricomponeva con una puntualità maniacale . Sentivo la voce della bambina nel corridoio , quella di Clelia , il passo claudicante di mia madre . Fu allora che presi a telefonare a Lila non sporadicamente , come era successo fino a quel momento , ma quasi tutti i giorni . O cercavo di capire se Michele le girava ancora intorno , per imprigionarla in qualche modo e tenersela . E se solo pronunciavo il nome di Enzo , attaccava ad aggiornarmi sulla storia dei calcolatori stordendomi con un gergo per me incomprensibile . Io ed Enzo siamo ricchi , e andrà ancora meglio tra qualche mese , perché il padrone s’ è accorto che sono capace e mi vuole far fare un corso . Forse ha mantenuto i contatti con gli studenti di via dei Tribunali , forse non impiega la sua vita soltanto sui calcolatori di Enzo . E citò suo suocero , don Achille Carracci , lo strozzino , il fascista , e Peluso , il falegname , il comunista , e la guerra che c’ era stata proprio sotto i nostri occhi . Ha ammazzato lei don Achille , dicemmo su di tono , e poi mormorammo , prima io , poi lei , immalinconendoci : ma che stiamo dicendo , basta , siamo ancora due bambine , non cresceremo mai . E una volta riagganciato il telefono provai a mettere ordine nella nostra conversazione , ricostruendo i passaggi in base ai quali Lila mi aveva sospinto , fondendo passato e presente , dall’ omicidio del povero Dario a quello dello strozzino , fino a Manuela Solara . Al sesto giorno , a cena , mentre Dede si sforzava di mangiare da sola per non dispiacermi e sua nonna moriva dalla voglia di aiutarla e non lo faceva , Pietro mi chiese : Non riuscii a chiudere occhio : perché Adele aveva parlato del libro con Pietro , e a me non aveva ancora telefonato ? Lei però mi trattenne , cambiò velocemente registro , attaccò a parlare con toni affettuosi di Dede , di mia madre , della mia gravidanza , di Mariarosa che la faceva molto arrabbiare . Io , di pessimo umore , ribadii che ero stufa di seguire la tradizione , ribadii che si doveva chiamare Elsa . Di conseguenza dormii parecchio anch’ io , in quei primi giorni a casa , e Pietro sorprendentemente si occupò di tenere pulito l’ appartamento , di fare la spesa , di cucinare , di fare il bagno a Elsa , di coccolare Dede che era come stordita dall’ arrivo della sorellina e dalla partenza della nonna . Forse lei ed Enzo erano appena tornati dal lavoro , forse Gennaro stava giocando poco più in là . Infatti qualche giorno dopo telefonai ad Adele e le dissi : grazie per essere stata così franca , mi sono resa conto che hai ragione , e ho l’ impressione , adesso , che anche il mio primo libro aveva molti difetti ; Non pensai nemmeno una volta di richiamare Clelia o di sostituirla con qualcun’ altra . Elsa si confermò un esserino tranquillissimo – faceva lunghi bagni sereni , poppava , dormiva , rideva anche nel sonno – , ma dovetti stare molto attenta a Dede , che odiava la sorella , si svegliava al mattino con un’ aria stravolta , raccontava di averla salvata ora dal fuoco , ora dall’ acqua , ora dal lupo , soprattutto fingeva di essere neonata anche lei e mi chiedeva di succhiare dai capezzoli , imitava vagiti , di fatto non si rassegnava a essere ciò che ormai era , una bambina di quasi quattro anni con un linguaggio molto sviluppato , perfettamente autonoma nelle sue funzioni primarie . Se ragionava , che so , sulle misure del governo per via della crisi petrolifera , se lodava l’ avvicinamento del partito comunista alla democrazia cristiana , preferiva che facessi soltanto da ascoltatrice consenziente . Mi capitava a volte di imbattermi in Mario , l’ ingegnere , ma scoprii presto che la voglia di sedurre e di essere sedotta se n’ era andata e anzi quell’ agitarmi di una volta mi sembrò una fase un po’ ridicola della mia vita , meno male che era passata . Successe in quel periodo che Mariarosa venne a Firenze per presentare il libro di una sua collega d’ università sulla Madonna del parto . E la serata sarebbe filata dritta dentro i soliti binari accademici , se a un certo punto , con una brusca sterzata , non avesse pronunciato frasi di questo tipo , a tratti sboccate : non bisogna dar figli a nessun padre , men che mai a Dio Padre , i figli vanno dati a loro stessi ; Brusii scontenti , consensi , fu circondata alla fine da un gruppo folto di donne . Le frasi provocatorie di Mariarosa e l’ invito delle sue amiche mi spinsero a ripescare sotto una pila di libri quel paio di opuscoli che mi aveva regalato tempo prima Adele . E nessuno meglio di me conosceva cosa significava mascolinizzare la propria testa perché fosse ben accolta dalla cultura degli uomini , l’ avevo fatto , lo facevo . Fu così forte , quel bisogno , che ipotizzai di andare a Napoli con le bambine per un po’ di tempo , o di chiedere a lei di venire da me con Gennaro , o di scriverci . Reagì in modo del tutto inatteso , mi diede uno schiaffo , me lo diede in presenza di Dede . Poi arrivò la scarica elettrica del campanello , corsi ad aprire e a sorpresa mi entrarono in casa Pasquale e Nadia . Sentii che gridava a Pasquale : mi faccio una doccia , e faresti bene a darti una sciacquata anche tu . Mentre Dede giocava ed Elsa dormiva , mi raccontò più di quanto mi avesse detto al telefono . Erano quasi al portone , Silvia aveva appena tirato fuori le chiavi dalla borsa , quando s’ era accostato un furgone bianco , erano saltati giù i fascisti . Dissi che preferivo ricordarla come l’ avevo vista durante l’ assemblea alla Statale . Era la madre di Silvia e aveva con sé Mirko , biondo anche lui , un bambino ormai di cinque o sei anni cui Dede , al suo modo tra l’ imbronciato e l’ autoritario , impose subito un gioco con Tes , il vecchio pupazzo che si portava ovunque . Non mi colpirono tanto i lividi , i tagli , il passo incerto – Lila mi era apparsa ancora più malconcia , al ritorno dal suo viaggio di nozze – , ma lo sguardo inespressivo . Carmen aveva domandato dappertutto , anche a Lila , anche a Enzo , anche a quelli del collettivo di via dei Tribunali . Le risposi che avevo due bambine , che per adesso dovevo occuparmi di loro , poi le chiesi di Nadia . Già solo vederlo dalla finestra , sentire il dialetto di cui si servì per dire qualcosa al bambino che stava ancora in auto – era lui , identico , stesso gesto compassato , stessa compattezza dell’ organismo – ridiede materialità a Napoli , al rione . Provarono con la politica , ma quando mio marito accennò positivamente al progressivo avvicinamento dei comunisti ai democristiani , ed Enzo buttò lì che se quella strategia avesse vinto , Berlinguer avrebbe dato una mano ai peggiori nemici della classe operaia , rinunciarono a discutere per evitare di accapigliarsi . A tu per tu , nella casa silenziosa , sparì la lingua dei calcolatori o l’ italiano dovuto all’ autorità di Pietro , e passammo al dialetto . Lila non si riguardava e perciò era molto affaticata , pareva sempre vicina a cedere come le era già successo , era stanca . Mi raccontò con frasi brevi , tese , che in tutti quegli anni Michele non aveva mai smesso di chiedere a Lila di lavorare per lui . Quanto a Gennaro , lui stesso aveva riconosciuto che la sua breve assenza era stata solo una disobbedienza . Era intenzionato a prendere a noleggio il Sistema 3 e a impiegarlo in tutte le sue attività commerciali . Così , se qualche volta mi distraevo , sussultavo a sentirne la voce , o mi incantavo osservandolo mentre gesticolava per spiegare a Dede un gioco . Col passare del tempo , reagì sempre meno alle angherie di Gennaro , se ne innamorò . Non seppi più controllarmi , tutto quello che avevo letto di piaceri , latenze , nevrosi , perversioni polimorfe di bambini e di donne , sparì e rimproverai i due con durezza , soprattutto Gennaro , che afferrai per un braccio trascinandolo via . Temevo che dicesse a Lila che non stava più bene con me , che addirittura le raccontasse quell’ episodio . Ma il giorno dopo trovai sul manifesto un articolo firmato da Giovanni Sarratore , vale a dire Nino , che dava molte informazioni sulla piccola industria campana , sottolineava le tensioni politiche presenti in quelle realtà arretrate , citava con affetto Bruno e la sua tragica fine . Pasquale varcava il cancello , sparava alle gambe di Filippo , il sangue dilagava per la guardiola , urla , occhi terrorizzati . Diceva che lo faceva per studiare , ma non riusciva a venire a capo del suo libro , si chiudeva di rado a studiare e , come per perdonarsi e farsi perdonare , badava a Elsa , cucinava , spazzava , lavava , stirava . Da un lato volevo confusamente proteggerlo , dall’ altro mi pareva di schierarmi con Lila , di difendere le scelte che segretamente le attribuivo . Dopo tante resistenze era tornata alle sue dipendenze come ai tempi di piazza dei Martiri ? Cosa vuoi farmi credere , che hai tutto sotto controllo , che sei tu che usi Michele e non Michele te ? Volevo andare in treno , ma Pietro si offrì di portarci in macchina spacciando per premura il fatto che non gli andava di lavorare . Poco prima di piazza Carlo iii gli imposi di accostare , mi misi io al volante e guidai con aggressività fino a via Firenze , fino allo stesso albergo in cui s’ era fermato lui anni prima . Cosa credevo di poter fare , imporre a Elisa la mia autorità di sorella grande , laureata , ben sposata ? Volli andare subito a casa di Elisa , anche se mia madre ripeteva : che fai , tua sorella ti sta preparando una sorpresa , resta qua , andiamo tutti insieme più tardi . lei accettava che la sua figlia piccola dormisse con Marcello Solara – una cattiva persona – al di fuori del matrimonio ? Quando Elisa mi aprì , l’ abbracciai con una tale forza che lei mormorò ridendo : mi fai male . « Ho avuto paura che fossi venuta per rimproverarmi , per dire che eri contraria al mio rapporto con Marcello » . E mentre Rino parlava , s’ era accorta che Marcello le faceva un cenno di saluto da lontano come per farle capire che quella disposizione l’ aveva data lui . Marcello me lo ricordavo alto , bello , il viso quadrato d’ un colore sano , tutto muscoli , capace di sentimenti d’ amore intensi , duraturi : l’ aveva dimostrato quando si era innamorato di Lila , non risultava che da allora avesse avuto altri amori . Chiesi a Gigliola come stava , cercando di comunicarle con lo sguardo , col tono di voce , che non m’ ero dimenticata delle sue confidenze e che le ero vicina . E riapparve tenendo per mano la futura suocera , Manuela Solara , vestita a festa , un fiore finto tra i capelli di una tintura rossastra , occhi di spirito dolente incastonati nelle occhiaie profonde , magra ancor più dell’ ultima volta che l’ avevo vista , quasi pelle e ossa . Lui si chinò a sfiorargliele con le sue , mentre mio padre si alzava , si tirava su anche Pietro con aria impacciata , mia madre accorreva zoppicando dalla cucina . Pietro fece un mezzo inchino , anch’ io mi sentii costretta a salutare la signora Solara , che disse : come sei bella , Lenù , sei bella come tua sorella , e poi mi chiese un po’ in ansia : fa un po’ caldo qua dentro , tu non lo senti ? Marcello mi disse : sono assai contento di ospitarvi a casa mia , per me è un grande onore , credimi . Comunque , sottolineò Marcello , ho domandato prima il permesso a tuo marito , non mi sarei mai azzardato a prendere l’ iniziativa : professó , per favore , parlate con vostra moglie , difendetemi . Spiavo Enzo che mangiava a testa bassa , infastidito da Gigliola che gli premeva il seno enorme su un braccio e gli parlava a voce altissima con toni da maliarda . Ma Marcello era stato sicuramente indirizzato da Michele che mi sedeva accanto e che a suo agio mangiava , beveva , mostrava di ignorare il comportamento della moglie e dei figli , ma fissava ironicamente mio marito che pareva affascinato da Lila . la donna del delitto senza castigo , femmina spietata e pericolosissima , secondo la fantasia telefonica cui mi ero abbandonata insieme a Lila , e anche secondo non poche pagine del mio romanzo abortito : mammà che aveva ucciso don Achille per sostituirsi a lui nel monopolio dell’ usura e che aveva educato i due figli a prendersi tutto passando su tutti . E subito Pietro disse alla donna che gli sedeva a lato : tanti auguri anche da parte mia , signora . Gigliola fissò il marito con occhi nervosi , le pupille dilatate dal vino e dal dispiacere . Stasera , disse , siamo tutti qua , a casa di mio fratello , primo per accogliere come si meritano questi due professori esimi e le loro belle bambine ; Quindi , con mia grande sorpresa , mentre Enzo fissava un punto indeterminato della tovaglia , si alzò mansueta e raggiunse Michele . Però – e io sono sicuro che sei d’ accordo e ti fa piacere se adesso lo dico , perché le vuoi bene – Lina ha una cosa viva nella testa che non ha nessuno , una cosa forte , che salta di qua e di là e niente riesce a fermarla , una cosa che nemmeno i medici sanno vedere e che secondo me non conosce nemmeno lei anche se ce l’ ha dalla nascita – non la conosce e non la vuole riconoscere , guardate che faccia cattiva sta facendo in questo momento – , una cosa che se lei non sta di genio può causare molti problemi a chiunque , ma se sta di genio lascia tutti a bocca aperta . Abbiamo fatto solo un piccolo passo avanti , ed è questo piccolo passo avanti che voglio festeggiare stasera : ho preso la signora Cerullo a lavorare dentro al Centro meccanografico che ho messo su ad Acerra , una cosa modernissima che se ti interessa , Lenù , se interessa al professore , ve lo faccio visitare domani stesso o comunque prima che partite . Ma non mi sentii gelosa : se fosse accaduto sarebbe accaduto solo per voglia di scavare ulteriormente un solco tra noi , davo per scontato che a lei Pietro non poteva piacere e che Pietro non sarebbe stato mai capace di tradirmi per voglia di un’ altra . Venne fuori che dei presenti soltanto Pietro aveva volato e più volte , ma ne parlò come se non fosse niente di che . Quando si accorsero che Antonio , il figlio di Melina la pazza , il servo semianalfabeta e violento dei Solara , il mio fidanzato dell’ adolescenza , non mi aveva mandato in dono niente di bello , niente di commovente , niente che alludesse ai tempi andati , ma soltanto un libro , sembrarono delusi . Dal sentimento caotico che avevo dentro stava risbucando il desiderio che Lila fosse malata e morisse . Disse che non era affatto mia amica , che mi detestava , che era sì straordinariamente intelligente , che era sì molto affascinante , ma la sua era l’ intelligenza mal utilizzata – l’ intelligenza maligna che semina discordia e odia la vita – , e il suo fascino era il più intollerabile , il fascino che asserve e spinge alla rovina . Pietro ne aveva captato a tal punto l’ eccezionalità che se n’ era spaventato e ora sentiva il bisogno di svilirla . Marcello disse che aveva promesso a suo fratello di portarci ad Acerra e poiché Pietro , per quanto gli facessi capire in tutti i modi che volevo partire , si mostrò disponibile , lasciammo le bambine a Elisa e acconsentimmo a che quell’ omone ci conducesse in automobile fino a un edificio basso e lungo di colore giallo , un grande deposito di scarpe . Non ci capisco niente , disse Marcello , questa è roba che sa Lina , ma lei non ha orari , va sempre in giro . Ebbi di nuovo l’ impressione che fosse invecchiata più di me , non solo nell’ aspetto , ma nei movimenti , nella voce , nella scelta del registro poco brillante , vagamente annoiato , con cui ci spiegò non solo il funzionamento del Sistema e delle varie macchine , ma anche le schede magnetiche , i nastri , i dischi da cinque pollici e altre novità in arrivo tipo calcolatori da tavolo che uno poteva tenere in casa per uso personale . Quale femmina , gli ho detto , tu sei maschio , Alfò , non sai niente di come sono io , e se pure siamo amici e mi studi e mi spii e mi copi , non saprai mai niente . Va bene , gli ho detto , saremo amici , ma togliti dalla testa che puoi fare la femmina come me , tutto quello che riusciresti a essere è la femmina secondo voi maschi . Tuttora , mentre scrivo , mi accorgo che non ho elementi sufficienti per passare a Lila andò , Lila fece , Lila incontrò , Lila pianificò . Mentre Pietro guidava in silenzio e le bambine litigavano tra loro , pensai molto a lei e a Nino , a ciò che sarebbe potuto accadere . Mi ritelefonò dopo un poco per dirmi che il libro era uscito non solo in Germania , ma anche in Francia e in Spagna . Lei mi rispose con affetto : non devi fare niente , Elena , il libro disgraziatamente non s’ è venduto da nessuna parte . Per attenuare l’ impressione di vuoto provai a stringere ancor più il legame con Mariarosa , ma gli ostacoli erano parecchi . mia figlia Elsa era felice di restare sola con me per tutta la mattina nella casa immobile ; Fu così che mi spinsi , nel mio arzigogolare , dalla prima e dalla seconda creazione biblica fino a Defoe-Flanders , fino a Flaubert-Bovary , fino a Tolstoj-Karenina , fino a La dernière mode , a Rose Sélavy , e oltre , ancora più oltre , in una frenesia disvelatrice . Quando Pietro era al lavoro e Dede era a scuola ed Elsa giocava a pochi passi dalla mia scrivania e io mi sentivo finalmente un po’ viva scavando nelle parole e tra le parole , finivo a volte per immaginarmi che cosa sarebbe stata la mia vita e quella di Lila se avessimo fatto entrambe l’ esame di ammissione alla scuola media e poi il liceo e poi tutti gli studi fino alla laurea , gomito a gomito , affiatate , una coppia perfetta che somma energie intellettuali , piaceri della comprensione e dell’ immaginazione . Allora mi tornava la voglia di telefonarle , di dirle : senti su che cosa sto riflettendo , per favore parliamone insieme , dimmi la tua opinione , ti ricordi ciò che mi hai detto di Alfonso ? Era Pietro che tornava per il pranzo dopo essere passato come al solito a prendere Dede a scuola . Aveva incontrato il professor Airota a Roma , al congresso del partito socialista , e lì , una parola tira l’ altra , lui aveva detto che aveva da lavorare a Firenze e il professore aveva accennato a Pietro , al nuovo libro che suo figlio stava scrivendo , a un volume che gli aveva appena procurato e che era urgente fargli avere . Mettiti seduta , mi disse , e io mi accomodai mentre lui impegnava Dede ed Elsa , entusiaste , mi chiedeva ogni tanto dove doveva mettere quella cosa e quell’ altra , seguitava a chiacchierare con Pietro . Aspettai che Pietro , pur essendo stato così a suo agio con Nino , individuasse qualcosa di odioso nell’ ospite , lo faceva quasi sempre . Il giorno dopo , appena Dede tornò da scuola , la infilai insieme a Elsa nella vasca da bagno e strigliai ben bene entrambe . Quando arrivarono le famose frittelle , le bambine esultarono , Pietro pure , se le contesero . Reagii dicendomi : va bene , aspettiamo , Nino ha promesso alle bambine che sarebbe tornato , non credo che le deluderà . Capii solo allora che il rapporto con Nino lo rassicurava , lo faceva sentire meno isolato , dimenticava i malanni , lavorava più volentieri . Avevo voluto mostrargli che ero diventata un’ altra , che mi ero conquistata una mia finezza , che non ero più la ragazzina al matrimonio di Lila , la studentessa alla festa dei figli della Galiani , e nemmeno l’ autrice sprovveduta di un unico libro come gli dovevo essere apparsa a Milano . Lei mi avrebbe soppesata , studiata in ogni dettaglio con la superbia della signorina di via Tasso educata all’ amministrazione del corpo fin dalla nascita ; La moglie di Nino , invece , era giovanissima , bella , ricca , e sicuramente sapeva stare al mondo , come io non sarei riuscita mai a imparare . Albertino era molto bello , grasso , con un’ aria felice , ed Eleonora non faceva che lodarlo . Ma proprio mentre stavo per risponderle , la sua testa svagata se la portò via e passò a domandarmi festosa : « Domani mi accompagni a vedere i negozi , mentre Nino lavora ? » . Gli passai le mie pagine furtivamente , col batticuore , come se non volessi che Pietro , Eleonora , le bambine se ne accorgessero . Osservai il bambino , ma non mi sembrò di vedere segni di Nino , forse si sarebbero manifestati in seguito . Mi chiesi che differenza c’ era tra la loro ricchezza di borghesi e quella dei Solara . Lo feci proprio la mattina in cui Nino , verso mezzogiorno , mi telefonò a sorpresa dalla stazione , era appena arrivato a Firenze . Lo rimproverai blandamente perché durante l’ intervallo volle comprare il gelato a Dede , a Elsa e naturalmente anche a noi adulti . Ma poi spiegò a Dede , col tono che prendeva quando alla televisione dicevano sciocchezze e lui si sentiva in dovere di chiarire alla figlia come stavano realmente le cose , ciò che era successo ai dodici apostoli la mattina di Pentecoste : un rumore come di vento , vampe al modo del fuoco , il dono di farsi capire da chiunque , in qualsiasi lingua . Pietro apparve soprattutto disorientato : stava bene con Nino , lo apprezzava , e perciò non reagiva , scuoteva la testa simulando un’ aria divertita , a volte pareva chiedersi in che cosa avesse sbagliato e aspettava che si tornasse ai vecchi , buoni toni affettuosi . Ma intanto pensavo : perché fa così , se Pietro se la prende i rapporti si rovinano . Ma non facevo niente , anzi faticavo a cacciar via non l’ ammirazione , ma l’ eccitazione – forse sì , era eccitazione – che mi prendeva nel vedere , nel sentire , come un Airota , un dottissimo Airota , perdeva terreno , si confondeva , rispondeva con battutine flosce alle veloci , brillanti , anche crudeli aggressioni di Nino Sarratore , mio compagno di scuola , mio amico , nato come me nel rione . Mi disse di mandare subito il testo in casa editrice , se ne poteva fare un volumetto da pubblicare in contemporanea con l’ uscita in Francia o , se non si faceva in tempo , poco dopo . Ma intanto mi piaceva entrare nella stanza di Nino al mattino , mettere ordine nel disordine che lasciava , rifargli il letto , cucinare pensando che avrebbe cenato con noi a sera . E anche Nino , che s’ era affacciato tallonato da Dede ed Elsa , dovette credere la stessa cosa , perché lo guardò con un sorrisetto provocatorio , come se non aspettasse che una scenata . E si avviò a tavola chiamando Dede ed Elsa , io cominciai a servire convinta che Pietro stesse per raggiungerci . Perché mi aveva parlato a quel modo in presenza di Nino : non mi portare mai più in casa gente delle tue parti . Ma nel farlo si era reso conto che mi si era proposto , volente o nolente , come modello virile alternativo ? Mi pareva che tutto tra me e Nino si fosse compiuto nel rione , mentre i suoi genitori traslocavano e Melina lanciava oggetti dalla finestra e urlava straziata dalla sofferenza ; Oh , certo , io e Nino c’ eravamo giurati nel cuore della notte che non ci saremmo persi più , che avremmo trovato il modo per continuare ad amarci . Le andai a prendere le pantofole , svegliai Elsa che al solito , a occhi ancora chiusi , mi riempì di baci . Mi sottrassi all’ abbraccio della bambina , dissi : scusa , Elsa , la mamma torna subito , e scappai via . E a essa se ne affiancò un’ altra : non potevo più vivere con Pietro , mi pareva insopportabile che continuassimo a dormire nello stesso letto . I tempi sono brutti , l’ economia va male , e Milano per me è il luogo giusto , c’ è la casa editrice . Prima di ripartire per Napoli disse che non sapeva se ce l’ avrebbe fatta a non vedermi per tutto agosto . Nel nostro fantasticare , telefonarci doveva servire anche a fissare una data , prima di Ferragosto o dopo , e trovare il modo di vederci almeno una volta . Dovevo quindi sciogliere alcuni dubbi d’ urgenza , mi servivano un paio di libri , avevo bisogno di tornare a casa . Persino quel raggiungermi in casa mia e di Pietro assomigliava a quando Lila se l’ era tirato in casa sua e di Stefano ? Mi strinsi contro di lui , lo baciai e intanto cercai di tirarmi via dal petto il sentimento del suo amore per Lila . Cercai parole gentili , feci molte feste a Elsa , raccomandai a Dede di non complicare la vita a suo padre e di lavarsi i denti prima di andare a dormire . Amavo Nino , lo avevo sempre amato : come facevo a strapparmelo dal petto , dalla testa , dalla pancia , ora che anche lui mi voleva ? Di passaggio in passaggio , con la lucidità che gli era solita , arrivò ad ammettere che rompere il suo matrimonio significava non solo fare del male a sua moglie e al bambino , ma anche dare un calcio a molti agi – soltanto vivere in una condizione di agiatezza rende accettabile la vita a Napoli – e a una rete di relazioni che gli garantiva di poter fare ciò che voleva all’ università . Ora che alla persona che amavo non telefonavo più , ora che la sentivo definitivamente persa , mi pareva inutile infierire su Pietro . Credi che non mi sia accorto di quando flirtavi con quegli imbecilli che circolavano per casa nostra prima della nascita di Elsa » . Se avessi risposto affermativamente , avrei ricominciato a gridare , avrei detto : sì , una prima volta mentre dormivi , una seconda nella sua auto , una terza nel nostro letto di Firenze . Il modo secondo cui era finito il matrimonio tra Lila e Stefano non costituiva un modello , si era trattato di una vicenda d’ altri tempi , gestita senza legge . E perché no , dopo Montpellier ci saremmo spinti fino a Nanterre , saremmo andati dall’ amica di Mariarosa , avrei parlato con lei del mio libro , avrei concordato iniziative , le avrei presentato Nino . Acciuffai la mia voce in tempo prima che si rivolgesse al fantasma di Nino , correndo a perdifiato per la linea telefonica con chissà quali parole compromettenti . Se Eleonora s’ azzardava a presentarsi alla mia porta le sputavo in faccia , la buttavo giù per le scale , la trascinavo per i capelli fino alla strada , le spaccavo quella testa piena di merda sul marciapiede . Per di più Eleonora cominciò a tempestarci di telefonate , giorno e notte , insultando me , insultando Pietro perché non sapeva fare l’ uomo , annunciandomi che i suoi parenti avrebbero trovato il modo di lasciare noi e le nostre figlie senza nemmeno gli occhi per piangere . Lui che aveva voluto il matrimonio civile , lui che era sempre stato a favore del divorzio , per un suo sgovernato movimento interno pretendeva che il nostro legame durasse in eterno come se ci fossimo sposati davanti a Dio . Ed esclamava : però io e te insieme siamo più forti di chiunque altro , la nostra unione è una necessità imprescindibile , ti è chiaro questo , dimmelo , lo voglio sentire , ti è chiaro ? Speravo che la telefonata diventasse un’ occasione di scontro tra i coniugi e Nino apprendesse così che lo stavo cercando . Ma non provai nessuna emozione , nemmeno quando Lila accennò alle voci che le erano arrivate e me le elencò al suo modo efficace . E passò una lunga processione di secondi , non mi tornò mai in mente la madre dei Solara , sfumò il suo corpo segnato a morte . Gli dissi come s’ erano messe le cose con Pietro e con le bambine , gli dissi che era impossibile raggiungere un accordo con la calma e la ragionevolezza , gli dissi che avevo preparato la valigia e non vedevo l’ ora di abbracciarlo . La dotta trouvaille ( mia , terza dunque nel tempo ) mi rallegrava mentre mi trovavo a Praga in attesa di una persona cara . E così facendo arrivammo nei pressi di Melk , dove ancora , a picco su un' ansa del fiume , si erge il bellissimo Stift più volte restaurato nei secoli . Inutile dire che questi " analecta " non contenevano alcun manoscritto di Adso o Adson da Melk - e si tratta anzi , come ciascuno può controllare , di una raccolta di testi di media e breve lunghezza , mentre la storia trascritta dal Vallet si estendeva per alcune centinaia di pagine . Come appresi più tardi dal bel libretto dell' Abbé de Bucquoy , si danno altresì visioni di libri non ancora scritti . Ma le pagine di Temesvar erano sotto i miei occhi e gli episodi a cui si riferiva erano assolutamente analoghi a quelli del manoscritto tradotto dal Vallet ( in particolare , la descrizione del labirinto non lasciava luogo ad alcun dubbio ) . La tentazione di rifàrmi a modelli italiani dell' epoca andava respinta come del tutto ingiustificata : non solo Adso scrive in latino , ma è chiaro da tutto l' andamento del testo che la sua cultura ( o la cultura dell' abbazia che così chiaramente lo influenza ) è molto più datata ; Per esempio i personaggi parlano talora delle virtù delle erbe rifacendosi chiaramente a quel libro dei segreti attribuito ad Alberto Magno che ebbe nei secoli infiniti rifacimenti . Infine , dovevo conservare in latino i passaggi che lo stesso abate Vallet non ritenne opportuno tradurre , forse per conservare l' aria del tempo ? Perché essa è storia di libri , non di miserie quotidiane , e la sua lettura può inclinarci a recitare , col grande imitatore da Kempis : Il manoscritto di Adso è diviso in sette giornate e ciascuna giornata in periodi corrispondenti alle ore liturgiche . Tuttavia , a orientamento del lettore , deducendo in parte dal testo e in parte confrontando la regola originaria con la descrizione della vita monastica data da Edouard Schneider in " Les heures bénédictines " ( Paris , Grasset , 1925 ) , credo ci si possa attenere alla seguente valutazione : Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l' unico immodificabile evento di cui si possa asserire l' incontrovertibile verità . Come impedire che il Caput Mundi ridiventasse , e giustamente , la meta di chi volesse indossare la corona del sacro romano impero e restaurare la dignità di quel dominio temporale che già era stato dei cesari ? Due anni dopo veniva eletto ad Avignone il nuovo papa , Giacomo di Cahors , vecchio di settantadue anni , col nome appunto di Giovanni Ventiduesimo , e voglia il cielo che mai più alcun pontefice assuma un nome ormai così inviso ai buoni . Ancor più timoroso di un solo imperatore , come lo era stato di due , Giovanni scomunicò il vincitore , e questi di rimando denunciò il papa come eretico . Fu a quel punto , immagino , che Ludovico vide nei francescani , nemici ormai al papa , dei potenti alleati . Io non sapevo allora cosa frate Guglielmo cercasse , e a dire il vero non lo so ancor oggi , e presumo non lo sapesse neppure lui , mosso com' era dall' unico desiderio della verità , e dal sospetto - che sempre gli vidi nutrire - che la verità non fosse quella che gli appariva nel momento presente . Nelle pagine che seguono non vorrò indulgere a descrizioni di persone - se non quando l' espressione di un volto , o un gesto , non appariranno come segni di un muto ma eloquente linguaggio - perché , come dice Boezio , nulla è più fugace della forma esteriore , che appassisce e muta come i fiori di campo all' apparire dell' autunno , e che senso avrebbe oggi dire dell' abate Abbone che ebbe l' occhio severo e le guance pallide , quando ormai lui e coloro che lo attorniavano sono polvere e della polvere il loro corpo ha ormai il grigiore mortifero ( solo l' animo , lo voglia Iddio , risplendendo di una luce che non si spegnerà mai più ) ? Nel tempo che stemmo insieme non avemmo occasione di far vita molto regolare : anche all' abbazia vegliammo di notte e cademmo stanchi di giorno , né partecipammo regolarmente gli uffici sacri . Un giorno lo trovai che passeggiava nel giardino senza alcun fine apparente , come se non dovesse render conto a Dio delle sue opere . Durante il periodo che trascorremmo all' abbazia gli vidi sempre le mani coperte dalla polvere dei libri , dall' oro delle miniature ancora fresche , da sostanze giallastre che aveva toccato nell' ospedale di Severino . " Ruggiero Bacone , che io venero quale maestro , ci ha insegnato che il piano divino passerà un giorno per la scienza delle macchine , che è magìa naturale e santa . E io ti dico che Dio vuole che ci siano , e certo son già nella sua mente , anche se il mio amico di Occam nega che le idee esistano in tal modo , e non perché possiamo decidere della natura divina , ma proprio perché non possiamo porle alcun limite . Non mi stupirono di essa le mura che la cingevano da ogni lato , simili ad altre che vidi in tutto il mondo cristiano , ma la mole di quello che poi appresi essere l' Edificio . E se voi siete , come credo , frate Guglielmo da Bascavilla , l' Abate dovrà esserne avvisato . Mentre stavo per interrogare Guglielmo , perché ero morso dalla curiosità , egli mi fece cenno di attendere : e infatti pochi minuti dopo udimmo grida di giubilo , e alla svolta del sentiero riapparvero monaci e famigli riportando il cavallo per il morso . Diceva Isidoro di Siviglia che la bellezza di un cavallo esige ' ut sit exiguum caput et siccum prope pelle ossibus adhaerente , aures breves et argutae , oculi magni , nares patulae , erecta cervix , coma densa et cauda , ungularum soliditate fixa rotunditas ' . " Che lo Spirito Santo ti dia più sale in zucca di quel che hai , figlio mio ! " esclamò il maestro . Il portale nord della chiesa guardava il torrione sud dell' Edificio , che offriva frontalmente agli occhi del visitatore il torrione occidentale , quindi a sinistra si legava alle mura e sprofondava turrito verso l' abisso , su cui si protendeva il torrione settentrionale , che si vedeva di sghimbescio . Non avevo l' esperienza di un maestro muratore , ma mi avvidi subito che esso era molto più antico delle costruzioni che lo attorniavano , nato forse per altri scopi , e che l' insieme abbaziale gli si era disposto intorno in tempi posteriori , ma in modo che l' orientamento della grande costruzione si adeguasse a quello della chiesa , o questa a quello . E così fece certamente l' Abate quando venne a visitare Guglielmo verso l' ora terza . Si scusò per l' intrusione , rinnovò il suo benvenuto e disse che doveva parlare a Guglielmo , in privato , di cosa assai grave . Gli disse che aveva ricevuto una lettera dall' Abate di Farfa che non solo gli parlava della missione affidata a Guglielmo dall' imperatore ( della quale avrebbero poi discusso nei giorni seguenti ) ma anche gli diceva che in Inghilterra e in Italia il mio maestro era stato inquisitore in alcuni processi , dove si era distinto per la sua perspicacia , non disgiunta da grande umanità . E disse che ne parlava a Guglielmo perché , sapendolo gran conoscitore e dell' animo umano e delle trame del maligno , sperava che potesse dedicare parte del suo tempo prezioso a far luce su un dolorosissimo enigma . L' Abate era uomo , lo dissi , di grande e diplomatica compostezza , ma questa volta ebbe un movimento di sorpresa che gli tolse ogni traccia di quel decoro che si addice alla persona grave e magnanima , come vuole Aristotele : Perché se erano chiuse , non avendo io incontrato neppure nei processi di stregoneria un morto impenitente a cui Dio o il diavolo abbiano concesso di risalire dall' abisso per cancellar le tracce del suo misfatto , è evidente che il presunto suicida è stato piuttosto spinto , vuoi da mano umana vuoi da forza diabolica . Egli doveva aver saputo dalle labbra di qualcuno qualche particolare peccaminoso che poteva avere relazione con la tragica fine di Adelmo . So che l' imperatore Federico , molti e molti anni fa , chiese a voi di compilargli un libro sulle profezie di Merlino e di tradurlo poi in arabo , per inviarlo in dono al soldano d' Egitto . " I mostri esistono perché fanno parte del disegno divino e nelle stesse orribili fattezze dei mostri si rivela la potenza del Creatore . Dove Adso ammira il portale della chiesa e Guglielmo ritrova Ubertino da Casale . Robusta chiesa abbaziale come ne costruivano i nostri antichi in Provenza e Linguadoca , lontana dalle arditezze e dall' eccesso di ricami propri dello stile moderno , che solo in tempi più recenti , credo , si era arricchita , sopra il coro , di una guglia arditamente puntata verso la volta celeste . Il volto era illuminato dalla tremenda bellezza di un nimbo cruciforme e fiorito , e vidi brillare intorno al trono e sopra il capo dell' Assiso un arcobaleno di smeraldo . E ai piedi dell' Assiso , sotto alle due prime figure , altre due , un toro e un leone , ciascuno del due mostri serrando tra gli artigli e gli zoccoli un libro , il corpo volto all' esterno del trono ma il capo verso il trono , come torcendo le spalle e il collo in un impeto feroce , i fianchi palpitanti , gli arti di bestia che agonizzi , le fauci spalancate , le code avvolte e ritorte come serpenti e terminanti all' apice in lingue di fiamma . E tuttavia , bene o male , io capivo cosa Salvatore volesse intendere , e così gli altri . In quel momento , in cui lo incontrai per la prima volta , Salvatore mi apparve , e per il volto , e per il modo di parlare , un essere non dissimile dagli incroci pelosi e ungulati che avevo appena visto sotto il portale . Ma per permettere al mio lettore di capire meglio l' importanza di quell' incontro , dovrò cercare di ricostruire le vicende di quegli anni , così come le avevo comprese e durante il mio breve soggiorno nell' Italia centrale , da parole sparse del mio maestro , e ascoltando i molti colloqui che Guglielmo aveva avuto con abati e monaci nel corso del nostro viaggio Infine era venuto santo Francesco , e aveva diffuso un amore di povertà che non contraddiceva ai precetti della chiesa , e per opera sua la chiesa aveva accolto il richiamo alla severità dei costumi di quegli antichi movimenti e li aveva purificati dagli elementi di disordine che si annidavano in essi . E che questo era già avvenuto ai tempi in cui Francesco era in vita , e che le sue parole e i suoi propositi erano stati traditi . E di questo molti francescani si erano assai rallegrati , pare sin troppo , tanto che a metà secolo a Parigi i dottori della Sorbona condannarono le proposizioni di quell' abate Gioacchino , ma pare che lo fecero perché i francescani ( e i domenicani ) stavano diventando troppo potenti , e sapienti , nell' università di Francia , e si voleva eliminarli come eretici . E si vide in Toscana un francescano , Gerardo da Borgo San Donnino , farsi voce delle predizioni di Gioacchino e impressionar molto l' ambiente dei minori . Non mi pare che predicassero cose contrarie al vangelo , ma quando entra in gioco il possesso delle cose terrene è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia . C' era tra questi prigionieri liberati , Angelo Clareno , che si incontrò poi con un frate di Provenza , Pietro di Giovanni Olivi , che predicava le profezie di Gioacchino e poi con Ubertino da Casale , e di lì nacque il movimento degli spirituali . Ma proprio per fare un esempio , Ubertino era stato accolto come cappellano dal cardinale Orsini quando , divenuto il più ascoltato degli spirituali , correva rischio di essere accusato come eretico . Credo ci sarebbero riusciti , ma l' avvento di Giovanni Ventiduesimo tolse loro ogni speranza . Ma per quelli che rimasero a condurre la loro vita libera , Giovanni fu spietato e li fece perseguitare dall' inquisizione e molti furono bruciati . Al tocco di quella mano avevo capito molte delle cose che avevo udito su quel sant' uomo e altre che avevo letto nelle pagine di " Arbor Vitae " , comprendevo il fuoco mistico che lo aveva divorato sin dalla giovinezza quando , pur studiando a Parigi , si era ritratto dalle speculazioni teologiche e aveva immaginato di essere trasformato nella penitente Maddalena ; Intuivo che doveva aver saputo assumere tratti ben più duri quando nel 1311 il concilio di Vienne , con la decretale " Exivi de paradiso " aveva eliminato i superiori francescani ostili agli spirituali , ma aveva imposto a questi di vivere in pace in seno all' ordine , e questo campione della rinuncia non aveva accettato quell' accorto compromesso e si era battuto perché fosse costituito un ordine indipendente , ispirato al massimo del rigore . Ubertino , che doveva essere altresì abile ( lui apparentemente così disarmato e fragile ) nel conquistarsi protezioni e alleanze nella corte pontificia , aveva sì accettato di entrare nel monastero di Gemblach nelle Fiandre , ma credo non ci fosse mai neppure andato , ed era rimasto ad Avignone , sotto le insegne del cardinale Orsini , a difendere la causa dei francescani . Ma allora , ancora nel 1318 ha ceduto al papa e gli ha messo nelle mani cinque spirituali di Provenza che resistevano alla sottomissione . " Ma la santa impresa a cui mi invitavi era quella di mandare al rogo Bentivenga , Jacomo e Giovannuccio , " disse piano Guglielmo . Mentre non mi piace un amore che trasferisce nel colloquio con l' Altissimo i brividi che si provano nei contatti della carne ... " " Non erano pseudo apostoli , erano fratelli del Libero Spirito , l' hai detto tu stesso . " Poi ho conosciuto Marsilio , mi hanno attratto le sue idee sull' impero , sul popolo , su una nuova legge per i regni della terra , e così sono finito in quel gruppo dei nostri confratelli che stanno consigliando l' imperatore . Ma ora che sei con noi potrai esserci di grande aiuto tra qualche giorno , quando arriverà anche Michele . " Alcuni che furono al capitolo di Perugia , Arnaldo d' Aquitania , Ugo da Newcastle ... " E da parte dei francescani avignonesi potremo contare su Girolamo , lo sciocco di Caffa , e verranno forse Berengario Talloni e Bonagrazia da Bergamo . " " I suoi luogotenenti sono già qui , mandati come Cristo mandò gli apostoli per il mondo ! " Ma non hanno ancora vinto , è il momento che l' Anticristo , pieno di furore , comanderà di uccidere Enoch ed Elia e i loro corpi perché ognuno possa vederli e tema di volerli imitare . " Non pronunciare più il nome di quella serpe ! " urlò Ubertino , e per la prima volta lo vidi trasformarsi , da accorato che era , in adirato . " Sarò lieto , " concluse Severino , " di avere con te qualche onesta conversazione sulle erbe . " " Hai avuto occasione di parlare molto con Adelmo da Otranto ? " chiese bruscamente Guglielmo . Dove si visita lo scriptorium e si conoscono molti studiosi , copisti e rubricatori nonché un vegliardo cieco che attende l' Anticristo . Non ebbi peraltro il tempo di osservare il loro lavoro , perché ci venne incontro il bibliotecario , che già sapevamo essere Malachia da Hildesheim . Di ciascuno Malachia ci disse anche il lavoro che stava compiendo e di tutti ammirai la profonda devozione al sapere e allo studio della parola divina . Aymaro da Alessandria , che stava ricopiando opere che solo per pochi mesi sarebbero state in prestito alla biblioteca , e poi un gruppo di miniatori di vari paesi , Patrizio da Clonmacnois , Rabano da Toledo , Magnus da Iona , Waldo da Hereford . Malachia gli spiegò quello che già l' Abate aveva detto , che il monaco chiedeva al bibliotecario l' opera da consultare e questi sarebbe andato a reperirla nella biblioteca superiore , se la richiesta fosse stata giusta e pia . Gli altri monaci guardarono Guglielmo con molta curiosità , ma non ardirono porgli domande . Citò da un testo che non conoscevo ma che era certo familiare a Malachia : " ' Habeat Librarius et registrum omnium librorum ordinatum secundum facultates et auctores , reponeatque eos separatim et ordinate cum signaturis per scripturam applicatis . ' Come fate a conoscere il luogo di ciascun libro ? " " Ma ecco un libro per darvi il quale preferirei prima chiedere il consiglio dell' Abate . " " Adelmo da Otranto , " disse Malachia guardando Guglielmo con diffidenza , " lavorava , a causa della sua giovane età , solo sui marginalia . Ci appressammo a quello che era stato il posto di lavoro di Adelmo , dove giacevano ancora i fogli di un salterio riccamente miniati . Già finiti erano invece gli altri fogli , e guardandoli né io né Guglielmo riuscimmo a trattenere un grido di ammirazione . Il quale si rabbuiò , mentre gli altri seguitavano a ridere , lodando l' abilità del povero Adelmo e indicandosi l' un l' altro le figure più inverosimili . Un mondo inverso e opposto a quello stabilito da Dio , sotto pretesto di insegnare i precetti divini ! " Segno che questi uomini sono mossi da tale ardore di testimonianza della verità che non esitano , per amor di Dio , a conferire al male tutte le seducenze di cui si ammanta , per render meglio gli uomini edotti dei modi con cui il maligno li incanta . Adelmo si preoccupava che l' arte sua , indulgendo a rappresentazioni bizzarre e fantastiche , fosse tuttavia intesa alla gloria di Dio , strumento di conoscenza delle cose celesti . E io gli ricordai che nell' opera del grande Aristotele avevo trovato parole assai chiare a questo riguardo ... " " Se il venerabile Jorge non ricorda , abbi rispetto per la sua età e per la stanchezza della sua mente ... peraltro sempre così viva , " intervenne qualcuno dei monaci che seguivano la discussione . Ciascuno volgeva l' occhio da una parte diversa e nessuno lo dirigeva su Berengario , che era arrossito violentemente . Scorsi Berengario lanciare a Venanzio uno sguardo carico di rancore , e Venanzio rispondergli del pari , con muta sfida . " Fu l' autore di un libro grande e tremendo , il " Libellus de Antichristo " , in cui egli vide cose che sarebbero accadute , e non fu ascoltato abbastanza . " " Siamo nani , " ammise Guglielmo , " ma nani che stanno sulle spalle di quei giganti , e nella nostra pochezza riusciamo talora a vedere più lontano di loro sull' orizzonte . " Altrimenti , la terra si riempirebbe di reliquiari , in un' epoca in cui i santi da cui trar reliquie sono così rari , " motteggiò Guglielmo . Io ne ebbi un paio in dono da un grande maestro , Salvino degli Armati , più di dieci anni fa , e li ho conservati gelosamente per tutto questo tempo , come fossero - quali ormai sono - parte del mio stesso corpo . " Ma c' è una magìa che è opera divina , là dove la scienza di Dio si manifesta attraverso la scienza dell' uomo , che serve a trasformare la natura , e uno dei cui fini è prolungare la vita stessa dell' uomo . " Perché non tutto il popolo di Dio è pronto ad accettare tanti segreti , ed è spesso accaduto che i depositari di questa scienza siano stati scambiati per maghi legati da parto col demonio , pagando con la loro vita il desiderio che avevano avuto di rendere gli altri partecipi del loro tesoro di conoscenza . " Tu temi dunque che i semplici possano fare cattivo uso di questi segreti ? " chiese Nicola . " Forse sarebbe bene , se fossero nemici del popolo di Dio , " disse devotamente Nicola . Pertanto ammiccò a Guglielmo ( come a dire : io e te ci intendiamo perché parliamo delle stesse cose ) e alluse : Avrai notato , o meglio non avrai ancora notato perché non hai ancora passato una notte all' abbazia , che durante le ore buie il piano superiore dell' Edificio è illuminato . Quanto al cadavere di Adelmo , l' Abate ci ha detto che era lacerato dalle rocce , e sotto il torrione orientale , appena la costruzione finisce a strapiombo , crescono pini . L' Abate invitò Guglielmo alla sua tavola e disse che per quella sera , dato che ero anch' io ospite fresco , avrei goduto dello stesso privilegio , anche se ero un novizio benedettino . I novizi e i monaci più giovani venivano serviti per primi , subito dopo che i piatti destinati a tutti erano passati dalla mensa dell' Abate . Ma , come dissi , alla tavola dell' Abate ci si prendevano alcune licenze , e ci avvenne di lodare i piatti che ci furono offerti , mentre l' Abate celebrava le qualità del suo olio , o del suo vino . L' Abate ci fece gustare ( riservato alla sua mensa ) quel pollo che avevo visto preparare in cucina . " E questo valga per i marginalia di cui si diceva oggi , " non si trattenne dal commentare Jorge a bassa voce . " Il che dimostra che il riso è cosa assai vicina alla morte e alla corruzione del corpo , " ribatté in un ringhio Jorge , e devo ammettere che si comportò da buon loico . Ne lodò la saggezza , ne palesò la fama , e avverti che era stato pregato di investigare sulla morte di Adelmo , invitando i monaci a rispondere alle sue domande e ad avvertire i loro sottoposti , per tutta l' abbazia , a fare altrettanto . I monaci si posero negli stalli in silenzio , mentre il lettore leggeva un passaggio di una omelia di san Gregorio . Ci pensavo oggi , e non per curiosità ma perché mi ponevo il problema di come fosse morto Adelmo . Potei averne la prova nell’ impressione dalla quale fui per cosí dire assaltato , allorché , alcuni giorni dopo , camminando e parlando col mio amico Stefano Firbo , mi accadde di sorprendermi all’ improvviso in uno specchio per via , di cui non m’ ero prima accorto . Ciascuno se lo poteva prendere , quel corpo lì , per farsene quel Moscarda che gli pareva e piaceva , oggi in un modo e domani in un altro , secondo i casi e gli umori . Parecchie volte lo avevo incontrato per le scale , e sentendomi dire con molto garbo : « Buon giorno » o « Buona sera » , senz’ altro m’ ero fatta l’ idea che quel mio vicino di casa fosse molto garbato . Vi assicuro invece ch’ egli , nello stesso momento che fuori garbatamente mi diceva per le scale – Buon giorno – o – Buona sera – , dentro di sé mi faceva vivere come un perfetto imbecille perché là nella corte tolleravo quell’ invasione di comari e quel puzzo ardente di lavatoio e le zanzare . Ma non potevo in nessun modo consolarmene perché v’ assicuro che difficilmente potrebbe immaginarsi una creatura piú sciocca di questo caro Gengè di mia moglie Dida . Perché , non ostanti i dispiaceri che le cagionava , le sciocchezze che diceva , Gengè era molto amato da mia moglie Dida ; Cosí travisati , cosí rimpiccoliti come le arrivavano dalla bocca di Gengè , mia moglie Dida li stimava sciocchi ; anche lei , capite ? Perché , non avendo mai pensato finora a costruire di me stesso un Moscarda che consistesse ai miei occhi e per mio conto in un modo d’ essere che mi paresse da distinguere come a me proprio e particolare , s’ intende che non mi era possibile agire con una qualche logica coerenza . Vi sentii dentro tutto lo sgomento delle necessità cieche , delle cose che non si possono mutare : la prigione del tempo ; il nascere ora , e non prima e non poi ; che ora , davanti a mia moglie , non poteva neanch’ esso parermi mio , giacché se l’ era appropriato quel Gengè suo , che or ora aveva detto una nuova sciocchezza per cui tanto ella aveva riso . mentre la cosí detta banca di mio padre , per opera dei due fidati amici Firbo e Quantorzo , seguitava a lavorare , prosperava . Non tutto , perché anche di tanto in tanto qualcuno veniva a pregarmi d’ accompagnarlo a Firbo o a Quantorzo con un bigliettino di raccomandazione ; Sarò per l’ uno imbecille perché lascio Quantorzo direttore della banca e Firbo consulente legale , cioè proprio per la ragione per cui mi stima avvedutissimo l’ altro , che crede invece di veder lampante la mia imbecillità nel fatto che conduco a spasso ogni giorno la cagnolina di mia moglie , e cosí via . credendo di parlare d’ un Moscarda solo , che è proprio uno , sí , quello che vi sta davanti cosí e cosí , come voi lo vedete , come voi lo toccate ; ma per tanti altri atti onestamente attestati , non era piú forse Marco di Dio anche quel buon giovine che il suo maestro dichiarò d’ aver sempre conosciuto nel suo sbozzatore ? Ma se io ora mi metto a parlarvi di Giulio Cesare , la cui gloria imperiale vi riempie di tanta ammirazione ? Batti e batti , alla fine v’ è entrato in mente anche questo : che Giulio Cesare , uno , non esisteva . Il guajo è questo , sempre , signori : che dovevano tutti quanti esser chiamati con quel nome solo di Giulio Cesare , e che in un solo corpo di sesso maschile dovevano coabitare tanti e anche una femmina ; Lo tenevo alloggiato in una catapecchia di mia proprietà , di cui né Firbo né Quantorzo gli avevano mai richiesto la pigione . in quello studio di notaro , tra tutti quegli incartamenti ingialliti in quei vecchi scaffali polverosi , parlare cosí , come a una distanza di secoli , d’ una certa casa di pertinenza d’ un certo tal Moscarda Vitangelo ... che non cangeranno mai piú almeno fino a tanto che un malvagio spirito critico non avrà la mala contentezza di buttare all’ aria quella costruzione ideale , ove tutti gli elementi si tenevano a vicenda cosí bene congegnati , e voi vi riposavate ammirando come ogni effetto seguiva obbediente alla sua causa con perfetta logica e ogni avvenimento si svolgeva preciso e coerente in ogni suo particolare , col signor duca di Nevers , che il giorno tale , anno tale , ecc. ecc. Per me , questo , era evidente , perché io lo vedevo bene fuori , vivo negli altri e non in me , quel signor usurajo Vitangelo Moscarda . E la malinconia disperata di quelle poche seggiole d’ antica foggia , presso i tavolini , su cui nessuno sedeva , che tutti scostavano e lasciavano lì , fuori di posto , dove e come per quelle povere seggiole inutili era certo un’ offesa e una pena esser lasciate . So che sorridevo mentre Quantorzo , sopravvenuto all’ alterco , mi trascinava via con sé nella stanzetta della direzione . E intanto , non so , quasi automaticamente pensavo che a Stefano Firbo , da piccolo , avevano dato i bottoni alla schiena e che sebbene la gobba non gli si vedesse , tutta la cassa del corpo era però da gobbo : Firbo mi guardò appena , si voltò a Quantorzo come a chiedergli consiglio con scimunita angustia e disse : tra le strida della signora Diamante che , di tratto in tratto , scarmigliata , viene anche alla finestra a scagliare certe sue strane imprecazioni Oh mio Dio , ma non sapevano tutti in paese che negli affari della banca io non m’ ero mai immischiato né punto né poco ? Ma allora cadeva la considerazione di Quantorzo , intesa a ripararmi dietro le spalle di mio padre . Altro , segretamente , dal canto mio , avrei potuto far notare a Firbo , se - schiacciato com’ ero in quel momento dalla prova or ora fatta - non mi fosse convenuto di starmi con la coda tra le gambe , M’ ero , mogio mogio , rinchioccito tra le gonnelle di Dida dentro la sorda tranquilla e oziosa stupidità del suo Gengè , perché apparisse chiaro non pure a lei ma a tutti che , se si voleva proprio tenere in conto di pazzia l’ atto da me commesso , fosse ritenuto come una pazzia di quel Gengè là , vale a dire piuttosto un vaporoso e momentaneo capriccio da innocuo sciocco . Ah , inconfessabile , inconfessabile , perché solo del mio spirito , quell’ angoscia , fuori d’ ogni forma che potessi fingermi e riconoscere per mia oltre questa qua , per esempio , che mia moglie dava , vera e tangibile in me , a quel suo Gengè che le stava davanti e che non ero io ; Mi costò molto dissimulare la freddezza d’ un rancore che mi s’ induriva nell’ animo sempre piú , vedendo che Dida , in fondo , per quanto si sforzasse di far viso fermo , rideva di quello spasso brutale che il suo Gengè s’ era preso , evidentemente senza riflettere che non tutti come lei avrebbero compreso ch’ egli aveva voluto fare una burla e niente piú . Io ho perduto , perduto per sempre la realtà mia e quella di tutte le cose negli occhi degli altri , Bibí ! io – questo che ora ti parla – questo che ora ti tiene cosí sollevate da terra queste due zampine – le parole che ti dico , non so , non so proprio , Bibí , chi te le dica . Si smarriva cosí , non già perché il mio sguardo gli facesse vacillare la sicurezza di sé , ma perché gli era parso di leggermi negli occhi che io avessi già compreso la ragione riposta per cui era venuto a farmi quella visita : che era di legarmi mani e piedi , d’ intesa con Firbo , Per dimostrarvi che v’ ingannate di molto ma di molto sul conto mio , tu , Firbo , tutti quanti siete ! perché forse il Quantorzo di Dida , no , che seppure anche a Dida sarà parso che il suo impallidisse , avrà forse creduto per isdegno e non per paura , com’ io del mio avrei potuto giurare . ) quello scatto , dico , e quella domanda avevano avuto l’ effetto di farla dubitare piú che mai della posata assennatezza di quel suo rispettabile Quantorzo . A questa uscita inattesa Quantorzo balzò in piedi a sua volta , come se avessi detto la piú fiera delle bestemmie o la piú madornale delle bestialità ; E per prendersi la rivincita m’ additò in prova a mia moglie che rideva , ah rideva , si buttava via dalle risa , certo per quello che avevo detto , ma fors’ anche per l’ effetto di quelle mie parole su Quantorzo , nonché per lo sbalordimento che n’ era seguito in me e che senza dubbio ridestava in lei finalmente la piú lampante immagine della nota e cara sciocchezza del suo Gengè . tanto finora m’ era apparso chiaro ch’ io alla presenza di quei due , io come io , non ci fossi , e ci fossero invece il « Gengè » dell’ una e il « caro Vitangelo » dell’ altro ; Sicché bastò che mia moglie , approfittando del mio improvviso smarrimento , scattasse , imponendo al suo Gengè di finirla una buona volta con quella ridicola aria di comando che voleva darsi , e mi venisse , cosí dicendo , quasi con le mani in faccia , bastò questo perché io perdessi di nuovo il lume degli occhi e le afferrassi i polsi e scrollandola e respingendola indietro la ributtassi a sedere sulla poltrona : mi diedero una cosí orribile impressione di vuoto che mi voltai a guardare i servi , Diego e Nina , i quali mi avevano annunziato che la padrona era andata via col signor Quantorzo lasciando l’ ordine che tutte le sue robe fossero raccolte , chiuse nei bauli e mandate a casa del padre ; Vedrete in quanti svariati Moscarda , dacché c’ ero , mi spassai a produrmi quella mattina . Ma le proposte di un Gengè medico o avvocato o professore e perfino deputato , se potevano far ridere me , avrebbero potuto imporre a lui , io dico , almeno quella considerazione e quel rispetto che di solito si hanno in provincia per queste nobili professioni cosí comunemente esercitate anche da tanti mediocri coi quali , poi poi , non mi sarebbe stato difficile competere . Non poteva ammettere , lui , ch’ io gli levassi il genero ( quel suo Gengè ch’ egli vedeva in me , chi sa come ) dalle condizioni in cui se n’ era stato finora , cioè da quella comoda consistenza di marionetta che lui da un canto e la figlia dall’ altro , e dal canto loro tutti i socii della banca gli avevano dato . Ma dalla furia con cui mio suocero se n’ era scappato potevo argomentare che , anche per Dida , nessun nuovo Gengè poteva nascere dal vecchio . Fui invitato la mattina dopo con un bigliettino recato a mano ad andar subito in casa di Anna Rosa , l’ amichetta di mia moglie che ho nominato una o due volte in principio , cosí di passata . Per questo « vantaggio » da salvare Anna Rosa non poteva esser dunque l’ avvocato piú adatto . e d’ improvviso mi s’ illuminò in mezzo a quel verde la figura d’ Anna Rosa come non l’ avevo mai veduta , tutta un fremito di grazia e di malizia . Anna Rosa , quella voce , quel parlatorietto , il sole in quel bujo , il verde dell’ orto : mi prese come una vertigine . Che in quella borsetta caduta dovesse esserci una rivoltella la quale , esplodendo , l’ aveva ferita a un piede , m’ era apparso subito evidente ; Piú che mai stordito , vedendo che nessuno mi dava aiuto per soccorrere la ferita , me la tolsi di peso sulle braccia e la portai fuori della Badía , giù per la straducola , a casa . Mi pare d’ aver dimostrato a sufficienza che la realtà di Gengè non apparteneva a me , ma a mia moglie Dida che gliel’ aveva data . A Marco di Dio dovevano aver promesso che , se testimoniava come volevano loro , non avrebbe perduto la casa . Una Dida che parlava di me come assolutamente non mi sarei mai immaginato ch’ ella ne potesse parlare , nemica anche della mia carne . Al tempo che conducevo a spasso Bibí , la cagnolina di mia moglie , le chiese di Richieri erano la mia disperazione . Quel punto vivo che s’ era sentito ferire in me quando mia moglie aveva riso nel sentirmi dire che non volevo piú mi si tenesse in conto d’ usurajo a Richieri , era Dio senza alcun dubbio : A questo Dio non c’ era pericolo che Firbo o Quantorzo s’ attentassero a dare del pazzo . Sapevo poi da Anna Rosa che tutte le suore dei cinque monasteri della città , tranne quelle ormai decrepite della Badía Grande , lo odiavano per le crudeli disposizioni emanate contro di loro appena insediatosi vescovo , cioè che non dovessero piu né preparare né vendere dolci o rosolii , quei buoni dolci di miele e di pasta reale infiocchettati e avvolti in fili d’ argento , quei buoni rosolii che sapevano d’ anice e di cannella ! Un vescovo cosí non è comodo per tutti coloro che han voluto mettere fuori di sé il sentimento di Dio costruendogli una casa fuori , tanto piú bella quanto maggiore il bisogno di farsi perdonare . A giudicarne dall’ aspetto , non pareva che il canonico Sclepis dovesse avere in sé tanta forza di dominio e cosí dura energia . Cosí sarebbe rimasto , senza dubbio , acquisito alla giustizia che Anna Rosa aveva tentato d’ uccidermi per difendersi da una mia brutale aggressione , se Anna Rosa stessa non avesse assicurato con giuramento il giudice che non c’ era stata veramente nessuna aggressione da parte mia , ma solo quel tale fascino involontariamente esercitato su lei con le mie curiosissime considerazioni sulla vita : fascino da cui ella s’ era lasciata prendere cosí fortemente , da ridursi a commettere quella pazzia . Non so come andasse , ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname , il quale aveva nome mastr ' Antonio , . Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto , il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare , tirar di scherma e fare i salti mortali . ma i ragazzi del vicinato , quando lo volevano far montare su tutte le furie , lo chiamavano col soprannome di Polendina , a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco . Finito il combattimento , mastr' Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto , e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname . - Dunque , compar Geppetto , - disse il falegname in segno di pace fatta , - qual è il piacere che volete da me ? Ma quando fu lì per consegnarlo all' amico , il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani , ando a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto . - Ah ! Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno , e ringraziato mastr' Antonio , se ne tornò zoppicando a casa . E questa incompatibilità non poteva essere attribuita alla giovinezza ed all' inesperienza di pop Vujadin , dato che , col passare del tempo , non tendeva a diminuire , ma , al contrario , si faceva sempre più grande . Affidò la bambina ai congiunti della moglie , che vivevano a Višegrad , ed egli continuò a vivere nel grande edificio contiguo alla chiesa di Dobrun , solo , quasi completamente privo di servitù . Le donne , le quali sono quelle che , anche nei paesi , determinano una buona o una cattiva fama , dicevano che a pop Vujadin sprizzava dalla fronte la pioggia , che a loro la chiesa non garbava affatto , e rammentavano continuamente " quel buontempone di pop Kosta " . Ma poi trascorsero gli anni , e gli onori mi piovvero addosso come i bastoni vanno a finire sul groppone di un cane pezzato , ed allora non stava più bene che mi chiamassero aiducco ; Finché , un certo giorno , non accadde anche quello , e pop Vujadin andò a finire nel punto in cui già da anni lo sospingeva ogni cosa in lui : nella pazzia palese e per tutti manifesta . Si attendeva il venticello notturno che , anche durante i periodi di maggiore afa , veniva immancabilmente verso le nove , dal viottolo che sbucava dalle Rocce . Continuando a borbottare , come un uomo inseguito , attraversò la piantagione di prugni con incredibile velocità , passò poi nell' oscuro corridoio di casa e si ritrovò nella stanza , accanto alla finestra che dava sul sagrato della chiesa e sull' aia di Tasić . Secondo la logica di quella stessa realtà , egli trovò su un palchetto , al buio , un grande coltello di Foca [ Cittadina della Bosnia sudorientale . ] e , impugnatolo con salda stretta , fuggi via nella notte . L' indomani si sparse sia per la kasaba che per i villaggi la notizia che pop Vujadin , in un accesso di follia , aveva fatto fuoco contro i Tasić e s' era poi rifugiato nel bosco , nell' altra sponda del Rzav . In città il drammatico destino di pop Vujadin suscitò maggiore eccitazione , e se ne parlò e ci si pensò ancora abbastanza a lungo . Il destino di pop Vujadin restava davanti a loro semplice ed inesplicabile : bambino privo di allegria , giovinetto solitario , uomo sventurato . Gli piaceva atteggiarsi ad uomo dotto e misterioso , ma , in realtà , era un bonaccione sfaccendato ed un ignorante , che sfruttava la reputazione e le sostanze di suo nonno , il famoso mutevelija [ Amministratore di un valuj , cioè di una fondazione che veniva utilizzata per la manutenzione di una qualsiasi opera pia ] Mula Mehmed , uomo sapiente ed istruito , il quale era vissuto per cento ed un anni . E , alcune pagine più in là , accanto alla notizia che nel pascialato di Belgrado la raja s' era ribellata , e , traviata da cattivi uomini , compiva gesta inconsulte , si leggeva la seguente annotazione : Invano Marinko si sforzò di dimostrare che non era vero , e che era invece figlia di un fornaio presso il quale aveva lavorato per un po' di tempo dopo essere uscito di prigione . La kasaba non finiva più di parlare della figlia di Krnojelac , la quale , tutt' a un tratto , era diventata donna , e per di più in maniera tale da distinguersi per aspetto e per abbigliamento dal resto delle femmine . Quando veniva qualche giornata fredda , con nevischio misto a pioggia e col cielo nuvoloso , Anika se ne restava in casa , nella sua stanza caricava la stufa e ci si metteva seduta accanto , contemplando il fuoco . Quella bella ed alta ragazza , come ormai si era per l' appunto fatta la timorosa e magra figlia di Krnojelac , nell' inverno successivo fu il principale oggetto dei desideri maschili e delle chiacchiere femminili . Mentre infatti gazda Nikola viaggiava senza interruzione e giocava con quella fortuna nei dadi dalla quale , alla fin fine , non resta in mano niente , nel frattempo Mihailo se ne stava a Višegrad , a guardare la casa e la bottega , lavorava in piccolo , ma sul sicuro , e spartiva onestamente i proventi ricavati . Viveva solo , nella casa del suo padrone , che mandava avanti una vecchietta rimasta lì fin dai tempi in cui gazda Nikola s' era sposato . E nessuno , in quella remota kasaba , riuscì mai ad indovinare cosa avesse staccato Mihailo da Anika , dato che nessuno potè mai neppure immaginare cosa celasse il socio di gazda Nikola dietro la sua apparenza di uomo tranquillo e laborioso . A Prizren suo padre aveva accumulato un bel capitale , ed un fratello del padre era diventato parroco ortodosso . L' aria era ancora afosa , e nella locanda non c' era nessuno all' infuori di Krstinica , una donna dai capelli fulvi e piena , sulla trentina . Tanto il marito che la moglie , ansimando nella lotta , pronunciavano bestemmie e frasi spezzate dell' alterco che si svolgeva In quella maniera . Davvero egli si mise allora sulle gambe dell' uomo e consentì a Krstinica di estrargli il coltello dalla cintura ? C' erano infatti questioni grosse , che egli non conosceva , che Krsta e Krstinica già da tempo cercavano di dipanare , e che finalmente , ecco , adesso avevano risolto . Stava mutandosi d' abito e preparando le cose che erano più necessarie per la fuga , allorché entrò Jevra , la sua donna di servizio , la quale si mise a raccontare quello che aveva sentito dire nel vicinato . Moderato per natura , e severamente guidato dal padre e dal fratello , prima di allora Mihailo aveva fumato solo di rado ; Dopo tanti anni , adesso per la prima volta poteva capitare che trascorressero un giorno ed una notte senza che neppure per un istante lo attraversasse quel qualcosa di nero e di terribile in cui da molto tempo s' erano ormai per lui trasformati il pensiero dell' assassinio di Krsta ed il desiderio della propria morte . " Non posso " , rispose Mihailo , e se ne restò in attesa degli eventi così come ci si attende un colpo . Da quel tempo , per un periodo di un anno e mezzo , Anika tramò il male e la sventura così come la gente normale pensa alla casa , ai figli ed al pane , suscitò incendi e roghi non solo nella kasaba ma in tutto il kadiluk [ Territorio sottoposto alla giurisdizione di un cadì , magistrato musulmano ] di Višegrad , ed anche fuori di esso . Se ne stava a sedere su una qualche cassa , fuori del portone , non apriva bocca , e , in attesa di vedere Anika , si accontentava di guardare Jelenka e Saveta . Ce ne erano pure di quelli completamente pazzi , come quel certo Nazif , un giovanotto grosso ed imbecille appartenente ad una famiglia di beg , scemo tranquillo , muto e sordo . Quella cerchia di uomini attorno alla casa di Anika , all' improvviso , si ampliò , estendendosi sempre più non solamente ai deboli ed ai viziosi , ma anche a coloro che erano sani e dotati di senno . La vecchia Ristićka , una vecchia vedova attiva e decisa al pari di un uomo , aveva maritato tutte le sue figlie ed aveva dato moglie all' unico figlio maschio . Durante l' inverno , ad un banchetto funebre , mentre tutte le donne , ad una sola voce , si lamentavano di Anika compiangendo i propri uomini ed i propri figli , la vecchia Ristićka , dopo aver bevuto fino in fondo un bicchiere per l' anima del defunto , disse con voce sonora e puntigliosa : " Entro un mese a partire da oggi tuo figlio verrà da me , hairlija [ Persona fortunata , felice ] lui con tutto il ricavato della fiera del sabato in mano ; Ed il sabato che segui quel malaugurato banchetto funebre il giovane Ristić , ubriaco fradicio e quasi trasportato dai suoi compagni , andò da Anika , con tutto il ricavato della fiera del sabato nella capiente tasca dei pantaloni . Allorché la vecchia Risticka , con la nuora , si accorse che suo figlio non tornava per la cena , cominciò a percorrere in lungo ed in largo l' intera città . E quello stesso giorno , nel pomeriggio , venne la serva di Anika , una Zingara con un solo occhio , chiamò la nuora e le consegnò un fazzoletto pieno di monete di argento e di rame . Per tutto il santo giorno , inoltre , la povera donna pregava Iddio e piangeva , ma anche questo faceva furtivamente , poiché gazda Petar , dopo trenta anni di matrimonio , aveva minacciato anche lei che l' avrebbe cacciata via se l' avesse sentita sospirare una sola volta o avesse visto che versava una sola lagrima per quello sciagurato . Un settanta e passa anni prima , aveva acquisito una certa fama , per via della sua bellezza , una certa Tijana , figlia di un pastore . Venivano i kujundžije [ Orefici ] di Sarajevo ed i mercanti di Skoplje [ È questa la grafia serba di Skopje , capitale della Macedonia ] con vasellame di rame , ed a lei lasciavano la merce e guadagno , andandosene via spogli come pulcini . Avrebbe voluto , si diceva , prenderla anche in moglie , ma Tijana non aveva voluto sentirne parlare , ed aveva continuato a radunare attorno a sé un numero sempre più grande di grassatori , di Turchi , di gente di ogni fede . Ma , esattamente un anno dopo , quando Tijana era al culmine della sua carriera ed era già venuta a noia a Dio ed agli uomini , ecco che all' improvviso era ricomparso questo Kosta . Aveva spalancato , sfasciandola , la porta della stanza ed aveva fatto fuoco contro Tijana , ma l' aveva soltanto ferita leggermente , e la donna si era data alla fuga nel quartiere . Bianco di carnagione , coi suoi palmi rossi ed i suoi arditi occhi verdi , Jakša era esattamente il contrario del proprio padre . Scherzavano con Gazija , il più noto dei pescatori e grande ubriacone , come tutti i pescatori di professione . " Ho sentito dire che hai fatto uno zecchino e che ti appresti a fare un regalino ad Anika , " lo stuzzicò uno dei giovanotti . I traffici , in quel tempo , si eran concentrati sul ponte di Višegrad , e la città era piena di merci , di denaro e di viaggiatori ; Andava a vedere i suoi possedimenti a Plevlja [ Città attualmente nel Montenegro , a sud di Višegrad ] , oppure partecipava a scampagnate coi suoi amici , beg di Rudo [ Cittadina a sud di Višegrad ] oppure del Glasinac [ Altopiano della catena della Romanija , a nord - ovest da Višegrad ] . Ben presto , però , s' era accorto che le contese , le uccisioni e le sventure accadevano come un male naturale ed inevitabile , e che le sue mani ed i suoi occhi non possedevano la forza necessaria per afferrare , sbrogliare e punire secondo giustizia tutto questo . Col trascorrere degli anni , stando continuamente in contatto col male e col dolore umani , Hedo aveva accumulato una sua particolare esperienza , alla quale adattava pure inconsciamente le proprie azioni . Poiché non voleva più ricevere nessuno , gli ubriachi si accalcavano nel cortile , e gli altri , un po' meno sbronzi di loro , li scacciavano dalla porta , desiderosi di farsi belli agli occhi di Anika . Si diceva che , in qualche posto , doveva esserci Anika , ma nessuno l' aveva vista né durante la cerimonia religiosa né dopo pranzo attorno alla chiesa , benché tutti quanti parlassero di lei e l' attendessero . Poco fa è giunto da Višegrad Jakša , il quale per tutta la giornata è stato in lotta con se stesso , e soltanto sul far della sera , quando proprio non ha resistito più , s' è affrettato alla volta di Dobrun . Quando la casa restò vuota , l' arciprete si trattenne ancora per un po' di tempo nella sua stanza , poi si alzò e passò nella grande camera che dava sul sagrato e sulla casa dei Tasić . L' indomani sera , quando il kajmakam si recò da Anika , gli spararono contro da certi steccati intrecciati di vilucchio bianco . Ben presto hanno smesso di stargli alle calcagna , ed ogni sera i suoi fuochi sono apparsi proprio sopra a Borovac , a mezz' ora di distanza dalla città . Si disse in seguito che poi , tornando a casa e passando accanto a Jelenka , a Tane e ad un altro giovane , mentre continuava ad inveire contro l' ubriacone , la donna aveva detto tra sé e sé , ma a voce alta : Gazda Petar Filipovac , il quale aveva scacciato suo figlio e , per causa sua , non parlava più né con la moglie né con le figlie , voleva molto bene a Mihailo e chiacchierava con lui frequentemente ed a lungo considerandolo un intimo amico , malgrado la grande differenza di età che li divideva . A questo punto gli si mette a raccontare per filo e per segno tutte le ribalderie commesse contro di loro da Anika , e giunge fino alla sua sventura domestica . Vedendo quello che Anika era diventata , la sua effimera speranza delusa si era rivoltata contro di lui . Non ricorda più esattamente quando ha cominciato a confondere e ad identificare Anika con Krstinica ; Pensava , ad esempio , che forse non si sarebbe sentito così male se quella famosa notte non avesse lasciato il coltello nelle mani di Krstinica . Ma poi il sogno stesso , a poco a poco , si condensava , si staccava dalla sfera dei sogni , si avvicinava alla realtà e , senza che Mihailo se ne accorgesse , finiva per entrare nella realtà vera e propria . Cosi , ogni tanto , pensava pure di scrivere o di mandare a dire qualcosa ad Anika , per minacciarla , per chiederle di ritirarsi , per lei stessa , per il rispetto della gente , per lui . In quei giorni , passando di mattina presto accanto al forno , Mihailo ci si fermava a bella posta per due o tre volte . " Chiedi ad Anika se posso andare da lei domattina oppure nel pomeriggio , basta che non abbia gente . Prima che il sole tramontasse , infine , prese la strada per Stražište , verso quell' altura nella quale tante e poi tante volte aveva atteso la sera in compagnia di amici , passando il tempo tra bevute e canti . Prima dell' alba , invece del sonno , lo prese una sorta di quieta estasi che rese più breve la notte e spense ogni pensiero sulla realtà . Era lo stesso coltello che tante volte aveva visto nelle mani di Lale , mentre chiacchierava con lui nel suo forno . Pieno di gelo , Mihailo sollevò la mano per farsi il segno della croce , ma si fermò , e , continuando il movimento che aveva iniziato per quello scopo , chiuse la porta . Non solo non aveva lasciato entrare nessuno dentro , ma aveva anche inviato la Zingara e Saveta a Vucine , da una certa Krstina , e le due donne non erano potute tornare prima dell' ora di pranzo ; Da alcuni contadini si venne a sapere che Lale era stato visto dalle parti di Dobrun , sulla strada che conduce a Uzice , mentre di Mihailo si sapeva che era partito verso la direzione opposta , sulla strada per Sarajevo . Il kajmakam trascorse un due o tre settimane a Pljevlja , presso i suoi parenti , poi fece ritorno a Višegrad e riprese la sua vita di prima , la solita vita di sempre , con soddisfazione sua e degli altri . Unico fra tutti gli abitanti della kasaba , gazda Petar Filipovac se ne sta seduto nella sua bottega con aria fosca e scontrosa , come prima . Li si accorse che il kajmakam non pensava neppure di mettersi alla ricerca di Jakša e che Hedo faceva finta di ignorare chi fosse stato a far fuoco contro il kajmakam . Da quando ha perduto Mihailo , ha dovuto nuovamente trasferirsi a Višegrad , dato che non aveva nessuno che lo potesse sostituire . Nel luogo in cui la Drina prorompe , con tutta la forza della sua massa d' acqua verde e spumeggiante , dal massiccio di nere e ripide montagne apparentemente chiuso , si innalza un grande ponte di pietra dalle curve armoniose , che riposa su undici archi a larghe campate . Sul lato opposto del ponte , lungo la riva sinistra , si estende il sobborgo di Maluhino Polje , con le case disseminate lungo la strada che porta a Sarajevo . Subito vennero cominciate le ricerche di questi bambini in tutta la Bosnia e fu promessa una ricompensa per chi li avesse trovati e condotti a Višegrad . Così fissano questa larga e tenebrosa cavità rabbrividendo per la paura e la curiosità , finché a qualche bambino un po' fragile non sembra che l' apertura inizi a oscillare e a muoversi come una tenda nera o finché qualcun altro , sfrontato e in vena di scherzi ( e ce ne sono sempre ) , non si mette a gridare " L' Arabo ! " simulando la fuga . Oltre il ponte , andando controcorrente , sulle rive rocciose e grigie , si notano delle cavità rotonde , che si succedono a due a due , a intervalli regolari , come se nella pietra fossero scolpite le orme degli zoccoli di un cavallo di grandezza sovrannaturale ; scendono da un' antica fortezza , e dalla roccia arrivano al fiume , per riapparire sull' altra riva , dove si perdono nella terra scura e tra la vegetazione . Solo così fu possibile sorprendere l' eroe nel sonno e strangolarlo dopo averlo legato con corde di seta , poiché solo contro la seta il suo talismano non aveva potere . In occasione di grandi eventi e di trasformazioni storiche qui vengono affissi appelli e proclami ( sul muro soprelevato , sotto la stele di marmo con l' iscrizione turca , sopra la fontanella ) . Ma qui , fino al 1878 , si svolgevano anche le impiccagioni e si impalavano le teste di coloro che , per una ragione o per l' altra , venivano giustiziati ; in questa kasaba di confine , soprattutto negli anni più turbolenti , le esecuzioni erano frequenti e in alcuni momenti , come vedremo , persino quotidiane . In effetti la loro kasaba si trova in una posizione favorevole : i villaggi dei dintorni sono fertili e ricchi , il denaro vi passa in abbondanza , ma senza fermarsi troppo . Se vedi che cavalca pavoneggiandosi e indossa un panciotto rosso , fibbie d' argento e ghette bianche è uno di Foča . Ma se vedi un matto con le gambe piegate sulla sella che canta a perdifiato con il tamburo in mano , non attaccare e non sporcarti le mani invano . Lascialo passare , quel miserabile : è uno di Višegrad e non ha nulla - da quelli il denaro non si ferma mai . " E la kapija che ha reso gli abitanti di Višegrad ciò che sono o , al contrario , è lei che è stata concepita secondo il loro spirito e le loro idee , costruita per rispondere ai loro bisogni e alle loro abitudini ? Già allora , la verde e veloce Drina , fiume montano , " che si intorbida spesso " , passava impetuosa in quei luoghi , corrodendo le sue rive fatte di pietra e sabbia , nude e deserte . In basso , nella pianura , fra la Drina e il Rzav , là dove in seguito si sarebbe sviluppata una vera città , c' erano solo campi , attraversati dalla strada ai cui bordi si trovavano un vecchio caravanserraglio di legno , alcuni mulini e delle casupole . Allora Jamak diventava sordo anche dall' altro orecchio , oppure se ne andava semplicemente sotto la fortezza per controllare il suo campo , La cittadina , a quei tempi ancora un villaggio piccolo e angusto , è situata sulla sponda destra della Drina , in alto , sulle pendici scoscese della collina , proprio sotto le rovine della vecchia fortezza . A quei tempi non aveva né le dimensioni né la forma che avrebbe assunto più tardi , dopo che il ponte era stato costruito e si erano sviluppate le comunicazioni e il commercio . Dinanzi al traghetto di Višegrad dovettero fermarsi anche le più ostinate : sul battello non le prendevano ed era impossibile attraversare il fiume in altro modo . Non appena si furono sistemati nelle tende sotto Mejdan , Abid - aga convocò le autorità locali e i notabili musulmani per discutere con loro sul da farsi . Accanto a lui sedeva Tosun - efendija , un cristiano convertito , minuto , pallido e giallognolo , originario delle isole greche , architetto , che su ordine del visir aveva costruito molte pie fondazioni a Istanbul . Sulle rive della Drina fu accatastata una tale quantità di tronchi che per molto tempo la gente pensò che il ponte sarebbe stato di legno . Tutto si svolgeva sotto il controllo di Abid - aga e sotto la minaccia del suo lungo bastone verde che ancora oggi viene ricordato nelle canzoni popolari . All' inizio erano circa una trentina , guidati da un certo mastro Antonije , un cristiano di Ulcinj . Iniziò il trasporto della pietra dalle cave sulle montagne vicino a Banja , a un' ora di cammino dalla città . Nonostante la severità di Abid - aga , le risse tra gli operai erano frequenti e non erano rari nemmeno i furti nei frutteti e nei cortili . E infatti il montenegrino , dopo aver più o meno accordato la sua voce al suono dello strumento , getta di colpo la testa all' indietro e assume un' aria fiera e decisa , facendo risaltare il pomo d' Adamo sul collo magro e il profilo aguzzo nel controluce del fuoco . Poi emette un suono soffocato e prolungato , " Aaaa - aaaaa ! " , e prosegue con voce chiara e penetrante : La voce che il ponte non avrebbe mai potuto essere terminato si sparse anche in luoghi lontani , la diffondevano sia i turchi che i cristiani e diveniva sempre più una convinzione concreta . Abid - aga , che non aveva mai creduto alle storie di ninfe , si convinse ancora di più che quella ninfa non era invisibile e non arrivava dal cielo . Chiamò il capo dei soldati , un uomo pallido e malaticcio , originario di Pljevlja ma formatosi a Istanbul . Tutto ciò che faceva o diceva lo irritava inducendolo a rimproverarlo e umiliarlo in ogni momento . Ad ogni passo o movimento , spesso persino nel sonno , si chiedeva : cosa dirà Abid - aga ? Credeva che , per colpa di Abid - aga , un giorno avrebbe perso non solo il pane e l' incarico ma anche la testa . L' uomo di Pljevlja non aveva bisogno di giuramenti per credere alle minacce di Abid - aga , il cui sguardo e la cui voce lo facevano tremare anche nel sonno . Parassiti ! " gridava come se lo stessero impalando vivo , appiccicando il suo viso a quello di ognuno dei suoi uomini . " È così che montate la guardia e proteggete le proprietà del sultano ? Il capo dei soldati passò tutta la lunga e fredda notte sdraiato in barca , coperto da pelli di pecora e in preda ai pensieri più cupi . Una preoccupazione lo ossessionava : Abid - aga avrebbe davvero dato seguito alla sua minaccia e gli avrebbe tolto la vita , che accanto a un capo simile non era neppure vita ma solo terrore e tormenti ? I soldati , tutti figli di cristiani islamizzati della regione , urlavano e le loro grida spezzate e incomprensibili si incrociavano nell' oscurità : " Tienilo , non mollare ! " Tra la barca e le impalcature c' era una piccola zattera formata da tre pali con un unico remo agganciato alla parte anteriore ; era un vero remo da barcaiolo , solo un po' più corto e sottile . Tutto quello che faceva serviva solo a placare e nascondere la sua ansia , perché in realtà non pensava che a una cosa : a ciò che sarebbe accaduto all' arrivo di Abid - aga . Benché fosse una notte autunnale , fredda e umida , Abid - aga aprì la finestra e scrutò le tenebre ; gli sembrava di soffocare in quell' ambiente chiuso . Allora lo zingaro si avvicinò con le tenaglie , si inginocchiò davanti all' uomo legato e cominciò a staccargli le unghie dai piedi . Abid - aga , il capo dei soldati e il prigioniero sembravano muoversi e parlare come attori sul palcoscenico , mentre tutti gli altri camminavano in punta di piedi , a occhi bassi , e parlavano solo quando era strettamente necessario , e anche in quel caso , sussurrando . Un' ora prima di mezzogiorno la gente , in maggioranza musulmana , era già riunita su una piccola radura in prossimità del ponte . Poco dopo apparve Abid - aga , seguito da Tosun - efendija , mastro Antonije e alcuni notabili turchi . In mezzo a loro c' era Radisav , scalzo e a capo scoperto , vigoroso e un po' curvo come sempre , ma non " setacciava " più camminando : procedeva anzi a piccoli passi , in modo strano , quasi saltellando sui piedi mutilati che al posto delle unghie avevano dei buchi sanguinolenti , portando sulla spalla un lungo palo bianco , ben appuntito . Una volta arrivati sul posto dove cominciavano i lavori di sterramento , lungo la riva , il capo dei soldati scese da cavallo e con un gesto teatrale consegnò le briglie al suo stalliere , quindi raggiunse gli altri sul ripido e fangoso sentiero che scendeva verso il fiume . Radisav abbassò ulteriormente la testa , poi gli zingari gli si accostarono e cominciarono a togliergli la casacca e il camiciotto . Tra la gente terrorizzata si fece strada Ilinka la pazza fissando ognuno negli occhi , cercando di capirci qualcosa e di leggervi e scoprire dove erano stati immolati e sepolti i suoi figli . I contadini che arrivavano da Banja trasportando pietre sui carri abbassavano gli occhi e , senza usare toni bruschi , esortavano le bestie ad affrettarsi . Soddisfatti , i due uomini tornarono a casa di Abid - aga , a Bikavac , raccontando a tutti per strada che il condannato era ancora vivo e che , a giudicare da come digrignava i denti e , dall' alto del suo palo , parlava in modo chiaro e distinto , si poteva sperare che sarebbe vissuto fino al mezzogiorno dell' indomani . Sporchi , sudati , pallidi e non rasati , i lavoratori che facevano rotolare , impiegando leve di pino , i grandi blocchi di pietra di Banja , si fermavano un momento per inumidire i palmi delle mani con la saliva e sussurravano : Una di loro aveva acceso un lumino e poco dopo in ogni casa ve ne era uno , nell' angolo discreto di una stanza . " Buono , anima mia ! Zitto ! Ascolta solo tua madre e guardati dai turchi , finché vivi . Che siano maledetti ! " Appena scesa la notte avrebbero preso il cadavere e lo avrebbero sepolto in un punto nascosto , senza lasciare tracce . Sarebbe sembrato del tutto verosimile che i cani , durante la notte , avessero trascinato via il cadavere e lo avessero divorato . ( Il corpo non era più dritto e impettito come tutti lo avevano visto in quei due giorni : era di nuovo il Radisav di prima , minuto e curvo , ma privo di sangue e di vita . ) quindi il contadino più anziano si calò nella buca . Battendo a più riprese e con cautela l' acciarino contro la pietra focaia , accese prima la miccia e poi una sottile candela di sego e , proteggendola dal vento con le mani , la depose per terra , sopra la testa del defunto ; poi si fece rapidamente il segno della croce tre volte , invocando Dio . In quell' atmosfera , la mattina presto una carretta attraversò la čaršija : dentro vi erano due soldati che scortavano l' uomo di Pljevlja , fino ad allora il loro capo , strettamente legato . Dalle ultime case della città la gente uscì per strada allarmata da quelle grida , ma la carretta con i soldati e il pazzo stava già sparendo lungo la strada per Dobrun , in quella nebbia così densa che il sole si percepiva appena . La nuova primavera non riportò Abid - aga ma un nuovo fiduciario del visir , Arif - bey , accompagnato da Tosun - efendija . All' entrata della čaršija , a duecento metri dal ponte , là dove cominciava la discesa che portava a Mejdan , vi era un largo spiazzo dove ogni mercoledì si teneva il mercato del bestiame . Quel che ora accadeva sulla Drina era così strano e confuso , tutti i lavori sembravano talmente complessi e privi di nesso logico , che gli sfaccendati di Višegrad , i quali li osservavano dalla riva , quasi fossero un fenomeno naturale , non riuscivano più a capirne il senso . Gli straordinari carpentieri greci , in base ai suoi progetti e a quelli di Tosun - efendija , costruivano grandi argani di legno per le gru , che venivano sistemati sulle zattere . In questo modo , con quelle funi particolari , potevano sollevare anche i blocchi di pietra più pesanti e trasportarli fino ai pilastri che spuntavano , uno dopo l' altro , dal letto del fiume . La Drina era ora attraversata da volte , ma non era ancora il ponte , erano impalcature di legno che somigliavano ad un confuso e assurdo groviglio di travi e tavole di pino . L' Arabo , l' aiutante di mastro Antonije , impaziente , accorse sul posto e incominciò a urlare ( nello strano sabìr che durante gli anni si era creato tra quegli uomini provenienti da varie parti del mondo ) impartendo ordini a coloro che manovravano l' argano . Mastro Antonije innalzò sopra la sua tomba un bel cippo funerario fatto della stessa pietra con la quale stavano costruendo il ponte . Contemporaneamente , anche la massa informe di tavole e travi incrociate che dominava il fiume cominciò a ridursi e ad assottigliarsi : attraverso di essa , si intravedeva sempre meglio il vero ponte , fatto nella bella pietra di Banja . Solo Ahmed - aga Seta , ricco mercante di grano , ipocondriaco e avaro , osserva ancora con disprezzo la costruzione e coloro che ne tessono lodi . " Se non ci fosse stato Abid - aga con il suo bastone di ferro , la sua disciplina e la sua brutalità , vorrei vedere se il vostro Misirbaba con il suo sorriso e la sua aria signorile sarebbe riuscito a terminare il ponte . " Nei primi giorni di ottobre Arif - bey organizzò una grande festa per la fine dei lavori . Per centinaia di volte , in quei giorni , furono sillabati quei versi scritti da un poeta di Istanbul , un certo Badi , che indicavano il nome e la carica di colui che aveva fatto erigere il ponte e l' anno benedetto , 975 secondo l' egira o 1571 secondo il calendario cristiano , in cui l' opera era terminata . Avendo il nostro popolo una scarsa istruzione e la testa dura , ma la fantasia vivace , ognuno degli studiosi della kasaba leggeva e interpretava a suo modo il tarih di Badi che , inciso sulla stele , come ogni testo offerto al pubblico , rimaneva lì , eterno nella pietra eterna , esposto agli sguardi e alle interpretazioni di tutti , dei saggi come dei folli , dei buoni come dei cattivi . Ecco , Mehmed - pascià , il più grande tra i grandi e i saggi del suo tempo , realizzò il voto del suo cuore con cura e fatica : eresse il ponte sul fiume Drina . perché ha impiegato oro e argento per un' opera pia , e nessuno potrà mai dire che è stata sperperata una fortuna quando è spesa con simili intenti . La città si estendeva rapidamente , scendendo verso il fiume , ampliandosi e sviluppandosi , concentrandosi sempre più intorno al ponte e al caravanserraglio , che la gente chiamava abitualmente la " locanda di pietra " . Con la ritirata turca da quel paese andarono perse e rimasero fuori dai confini dell' impero , tra le altre , le proprietà del Vakuf che con le loro rendite mantenevano in vita il caravanserraglio di Višegrad . Perché noi tutti moriamo una volta sola , mentre i grandi uomini muoiono due volte : la prima quando lasciano questa Terra , la seconda quando sparisce la loro opera pia . " Infine , quando fu chiaro che il denaro non sarebbe mai arrivato e che sarebbe stato impossibile trovare qualcuno disposto ad assumersi il finanziamento e la gestione del Vakuf del visir , tutti , compreso il nuovo mutevelija , lo abbandonarono e il caravanserraglio restò muto e deserto e continuò ad andare in rovina come ogni edificio in cui non vive nessuno e di cui nessuno si prende cura . A intervalli irregolari di venti o trent' anni giungono però le grandi alluvioni , di cui si conserva a lungo il ricordo , come avviene per le rivolte e le guerre , che servono per molto tempo come punto di riferimento per calcolare l' età degli edifici e degli uomini ( " cinque o sei anni prima della grande piena " , " durante la grande piena " ) . Sino alla fine della loro esistenza , nelle loro conversazioni ricordano la terribile notte d' autunno in cui , sotto una pioggia gelida e un vento infernale , alla luce di rare lampade a olio , hanno dovuto portare fuori , ognuno dalla propria bottega , le merci portandole lassù a Mejdan nelle case e nei magazzini dei loro amici . Non appena la Drina bloccata cominciò a ingrossarsi e a riversarsi nei vicoli , il sauro si mise a nitrire e continuò finché non svegliò i garzoni e il padrone e finché non lo lasciarono uscire dalla stalla che si trovava proprio a ridosso del fiume . La forza della calamità naturale e il peso della disgrazia comune avevano avvicinato la gente e fatto superare , almeno per quella sera , l' abisso che separava una confessione dall' altra e soprattutto la raja dai turchi . Ogni momento entravano dei giovani che , grondanti d' acqua , annunciavano che tutti gli esseri viventi erano stati evacuati e portati a Mejdan e alla fortezza , suddivisi nelle case turche e cristiane , mentre in basso il fiume continuava a crescere e conquistava vicolo dopo vicolo . Fu allora che un certo Jokić , ubriacone e sfaccendato , pensando che Iddio di solito mandava il contrario di quello che il pope chiedeva , gridò : " Non questa preghiera , padre , ma quella che avete detto quest' estate , per la pioggia , sarà quella che farà abbassare il livello del fiume . " Hadži-Liaco , il volto rubicondo e sorridente , con i boccoli di capelli bianchi che fuoriuscivano dal fez stranamente basso , rideva di gusto e diceva al pope e all' imano : Nella kasaba tutti si misero subito al lavoro , impazienti di recuperare qualche oggetto e di riparare i danni , nessuno aveva il tempo di meditare sul senso e il significato della vittoria del ponte . Tuttavia ognuno , rituffandosi nelle proprie occupazioni , in quella sfortunata cittadina in cui l' acqua aveva danneggiato o quantomeno trasformato tutto , si rendeva conto che nella sua vita esisteva qualcosa che resisteva a qualsiasi calamità e che , grazie all' arcana armonia delle proprie forme e alla forza invisibile e saggia delle proprie fondamenta , usciva da qualsiasi prova indistruttibile e immutato . La cittadina di Višegrad , proprio al confine tra la Bosnia e la Serbia , si trovava da tempi immemorabili in relazione continua e diretta con tutto quello che vi accadeva , essendo attaccata alla Serbia " come un' unghia alla carne " . Ma col tempo la rivolta in Serbia cominciò a entrare sempre più nella vita del pascialato bosniaco , soprattutto in quella della kasaba a solo un' ora di cammino dal confine . Ma anche se si poteva dubitare che l' eco delle cannonate dei rivoltosi serbi fosse arrivato fino a Višegrad - spesso pensiamo di udire qualcosa che temiamo o che ci auguriamo - non si poteva avere alcun dubbio sulla presenza dei fuochi che di notte gli insorti accendevano sul Panos , un versante di montagna ripido e privo di vegetazione tra Veletovo e Gostilj , sul quale dalla città si potevano contare a occhio nudo i grandi pini solitari . Quei fuochi tremolanti e ineguali , disseminati sul fondo nero della notte estiva , là dove il cielo si mescola con la montagna , apparivano ai serbi come una nuova costellazione , nella quale leggevano con avidità indizi temerari e presagivano il loro destino e gli eventi futuri . Sotto il sole ancora basso e rosato , i soldati e alcuni turchi armati , che di notte vegliavano intorno alla kasaba aiutando l' esercito , si raccolsero sotto la ridotta . Il vecchio era arrivato dalla strada di Rogatica e , per sua sfortuna , fu il primo viaggiatore del giorno a presentarsi al posto di blocco appena installato . Gli chiesero di dire chi era e da dove veniva , e di spiegare i segni e le lettere sul bastone . Il vecchio rispose a tutto , anche a quello che non gli era stato chiesto , liberamente e apertamente , come se si confessasse dinanzi a un tribunale divino e non dinanzi a dei turchi imbestialiti . L' interprete Šefko traduceva , cercando invano di trovare , nel suo modesto lessico turco , espressioni corrispondenti a quei termini astratti . Nella traduzione di Šefko però le parole del vecchio sembravano sospette , " odoravano " di politica e di disegni pericolosi . Vi erano infine i volontari turchi della città i quali , dandosi delle arie , esageravano nei controlli e , minacciando , arrestavano i viaggiatori per i sospetti più vaghi , sempre pronti a immischiarsi , non richiesti , nel suo lavoro . E poi il vagabondo , con le sue storie sull' impero serbo , non sarebbe andato molto lontano in mezzo ai turchi della regione , che in quei giorni si agitavano come api in un alveare . Era un certo Mile , un poveraccio di Lijeska , solo al mondo , che lavorava in un mulino a Osojnica . Così aveva cantato Mile all' alba di quel giorno , finché non aveva finito di tagliare e sfrondare i rami per i quali era salito nel bosco , poi era sceso lungo l' umido pendio trascinandosi dietro la legna legata . Mile ridivenne quello che era prima di andare a tagliare la legna , un ragazzotto maldestro , cencioso e imbarazzato , senza più Djordje negli occhi , senza più la ragazza e lo stendardo accanto a sé . Accolsero il ragazzo terrorizzato come fosse un capo dei ribelli , nonostante apparisse lacero e povero e provenisse dalla riva sinistra della Drina dove la rivolta non c' era . Ma i turchi non demordevano . Aveva cantato le canzoni dei ribelli e proprio nel momento in cui passavano loro ; poi aveva opposto resistenza quando avevano cercato di legarlo . Così il garzone Mile e il vecchio Jelisije , giustiziati nello stesso momento e nello stesso posto , uniti come fratelli , furono i primi a " ornare " con le loro teste la ridotta sulla kapija che in seguito , fin quando durarono le rivolte , non rimase mai priva di simili ornamenti . Era un grasso e cupo anatolico dagli occhi giallastri e torbidi e dalle labbra negroidi sul volto untuoso , gonfio e terreo , che sembrava sempre beato , con il sorriso tipico delle persone grasse e bonarie . E quando all' improvviso il grosso anatolico morì di carbonchio , il nuovo boia , molto meno abile di lui , continuò il suo lavoro , e ancora per qualche anno , finché non si spense la rivolta in Serbia , sulla kapija non mancavano mai due o tre teste decapitate . E già vent' anni dopo cantava e scherzava sulla kapija una nuova generazione , che non ricordava nemmeno quell' orribile ridotta né le sorde grida dei soldati che arrestavano i viaggiatori in piena notte , né Hajrudin né le teste esposte che lui decapitava con proverbiale abilità . erano gli anni e i decenni in mezzo al XIX secolo , durante i quali l' impero turco finiva di consumarsi per una lunga febbre . Di conseguenza mutarono le condizioni di vita nell' intera regione e soprattutto nella kasaba : ne furono influenzati i commerci e le comunicazioni , la disposizione d' animo della gente e i rapporti tra musulmani e serbi . Quando gli avevano chiesto cosa facesse e quali fossero le sue intenzioni , aveva risposto con arroganza che lui non doveva rendere conto a nessuno del suo operato e tanto meno a dei bosniaci islamizzati , ma che , se proprio volevano saperlo , era stato inviato dal principe Milos15 per studiare il tracciato della frontiera e vedere fin dove si sarebbe estesa la Serbia . Il furioso infedele ( che i cani se lo mangino ! ) se la prese con l' uomo di Istanbul , cominciò a inveire contro di lui come se fosse un suo subalterno minacciandolo di morte : Quando erano seduti sulla kapija non amavano le cattive notizie , le preoccupazioni , le conversazioni serie e gravi , ma dal racconto appena udito capivano che l' avvenire non lasciava presagire niente di buono ; non potevano ignorare quel che l' uomo di Veletovo aveva detto né tanto meno sapevano come rassicurarlo e consolarlo . E un bel giorno d' estate sul ponte di Višegrad giunse la triste processione dei profughi di Užice . I più giovani si alzarono e formarono due siepi viventi ai lati della kapija . Il corteo passò in mezzo a loro . Non si vedevano più gli abitanti di Višegrad , occupati o sfaccendati , preoccupati o spensierati , e sul sofà deserto ritornava , come durante le rivolte e le guerre , un posto di blocco con le guardie . In quel periodo , proprio sulla kapija , era avvenuta una cosa assolutamente straordinaria , come non se ne ricordavano dalla notte dei tempi e come probabilmente non se ne sarebbero più ripetute fin quando fossero esistiti la cittadina e il ponte sulla Drina . Il grande villaggio di Straziate , a nord-est della vallata , è il più vicino alla kasaba . che fa parte del comune di Stragište , pur essendo di fatto più vicino alla kasaba : la gente di Velji Lug in mezz' ora arriva al mercato , dove ha i magazzini , le botteghe e gli affari come gli altri abitanti della città . E sebbene quelli cittadini siano più numerosi e più ricchi , la gente li considera socialmente " scesi in basso " , e ritiene che i " veri " Osmanagic siano quelli che vivono a Velji Lug , dove hanno le loro radici . Gli ultimi raggi del sole che scende dietro il passo di Lijeska si attardano e si rifrangono sempre sulla facciata bianca e luminosa di quella casa ; e anche gli abitanti della città hanno da tempo l' abitudine , verso sera , di osservare dalla kapija come il tramonto del sole si rifletta sulle sue finestre e come esse si spengano via via , una dopo l' altra : e non è raro , quando l' astro è appena scomparso e tutta la kasaba è già nell' ombra , che una di quelle finestre sia illuminata da un ultimo solitario bagliore che , in mezzo alle nuvole , brilla ancora per qualche istante come una grande stella rossa sopra la città ormai al buio . Di solito all' interno c' è sempre uno dei suoi figli , mentre lui se ne sta seduto sulla panchina bianca davanti al negozio . La figlia di Avdaga non somigliava al padre solo nei tratti e nell' aspetto fisico , ma anche nell' intelligenza e nella vivacità dello spirito , e ne dava prova in ogni occasione . Non è più piccola di quella degli Osmanagić a Velji Lug ma a differenza dell' altra è completamente invisibile in quel fondovalle e nel fitto bosco che costeggia la Drina . Come i più ricchi abitanti di Velji Lug anche loro hanno i magazzini nella čaršija dove portano tutto quello che producono a Nezuke . " Non ridere ! " esclamò il giovane eccitato attraverso la stretta fessura della porta . " Vedrai che un giorno questo miracolo si avvererà ! " Cosa si erano detti Avdaga Osmanagić e Mustaj - bey Hamzic , quando quest' ultimo aveva chiesto la mano di Fata per il suo unico figlio Nail , e come l' impulsivo e orgoglioso Avdaga gli aveva " concesso " la mano della ragazza ? La reazione fu solo uno sguardo pieno di doloroso stupore e quel fiero movimento del corpo che le era così caratteristico . Poi Fata si sottomise senza una parola né un gesto alla volontà paterna , come da noi è sempre stato e continua a essere . A ogni punto dell' ago sapeva ( e se lo diceva ) che né lei né il suo corredo avrebbero mai visto Nezuke . Sì , il mondo è grande , il mondo è immenso anche di giorno , quando la vallata di Višegrad vibra sotto la calura e quasi si sente il rumore del grano che matura , quando la kasaba , sparpagliata intorno al verde fiume , chiusa dalla linea regolare del ponte e dai neri monti , sembra esplodere nel suo biancore . Le sembra di vedere i suoi grandi occhi castani , che conosce come un paesaggio caro e che tanto somigliano ai suoi , solo ombreggiati dalla vecchiaia e bagnati da lacrime ridenti e brillanti ; gli occhi nei quali ha letto per la prima volta il suo destino senza via d' uscita , quel giorno in cui le ha detto che era promessa agli Hamzic e aveva un mese di tempo per prepararsi alle nozze . Per il sì di suo padre , che la lega come il suo no , dovrà presentarsi dinanzi al kadija con il figlio di Mustaj - bey , perché è impensabile che Avdaga Osmanagic non mantenga la parola data . L' ultimo giovedì di agosto ( era quella la data fatidica ) gli Hamzic vennero a cavallo a prendere la ragazza . Lo stesso giorno l' annegata venne sepolta nel più vicino cimitero turco , su un pendio scosceso , sotto la cima su cui è arroccato Velji Lug . Di nuovo furono incendiate le case turche e serbe sulle alture , a Žljeb , Gostilj , Crnčići e Veletovo . Quell' uomo serio , biondo , in apparenza calmo ma di natura focosa , in una bella giornata estiva era seduto sulla kapija dove aveva convocato tutti i notabili turchi della kasaba cercando di incitarli alla lotta contro l' Austria . Durante la discussione con il muftija , il maggior oppositore alle sue tesi fu Ali - hodža Mutevelić . Per oltre duecento anni il membro più anziano della loro famiglia era stato mutevelija , custode e amministratore del Vakuf di Mehmed - pascià a Sarajevo . Compito che in realtà si era esaurito nel momento in cui Daut - hodža era stato sconfitto nella sua battaglia per mantenere in vita la locanda di pietra , ma il vecchio orgoglio era rimasto e con esso l' abitudine ben radicata a considerarsi , in quanto Mutevelić , gli unici che avessero il diritto e il dovere di occuparsi del ponte rispondendo in qualche modo del suo destino , essendo esso parte integrante di quella grande e bella opera pia che loro avevano amministrato e che era così infelicemente decaduta per mancanza di mezzi . I notabili turchi di Višegrad verso sera sedevano sulla kapija , a gambe incrociate , disposti in circolo secondo il loro rango . " Allora è così ! " lo interrompeva Ali - hodža . " E io che pensavo volessi cacciare gli austriaci dalla Bosnia e riunirci per questo scopo . Vi erano soldati dell' esercito regolare , che si erano uniti alla resistenza nonostante l' ordine del sultano , e gli insorti della regione . " Credi davvero , efendija , che per me sia facile aspettare qui , vivo , e guardare gli austriaci impadronirsi del mio paese ? Tutti i notabili turchi di Višegrad erano della stessa opinione di Ali - hodža , ma non consideravano prudente esprimerla , soprattutto tanto apertamente e direttamente . Avevano paura degli austriaci che si avvicinavano ma anche di Karamanlija che , con le sue truppe , aveva preso possesso della kasaba . Quando il nemico arriverà , lui si leverà dalla tomba , si piazzerà a metà del ponte , le braccia spalancate , e gli austriaci , vedendolo , piegheranno le ginocchia , il loro cuore cesserà di battere e non riusciranno nemmeno a fuggire per la paura . Tutto questo , i turchi di Višegrad lo sapevano e anche meglio di Karamanlija , perché ognuno di loro aveva ascoltato più volte durante l' infanzia quella leggenda e l' aveva poi a sua volta raccontata ai propri figli : ma non erano affatto disposti a mischiare la vita con la leggenda e a contare sull' aiuto dei morti laddove nessuno dei vivi poteva venire in loro soccorso . E Karamanlija , impotente verso il nemico reale , riversò tutta la sua rabbia su Ali - hodža . Quando vide quegli odiosi soldati con i fucili spianati , Ali - hodža cominciò a gemere e lamentarsi , pensando che quella fosse la sola lingua che tutti potevano capire : L' Imperatore e Re non poteva tollerare oltre le violenze e i disordini che regnavano in prossimità dei Suoi territori , né che la miseria e la rovina bussassero alle frontiere dei Suoi Stati . Restarono in piedi per un po' di tempo , silenziosi e solenni , poi , vedendo che sulla strada bianca che scendeva da Okolišta non c' era traccia del colonnello austriaco , dopo essersi scambiati un' occhiata , come per una tacita intesa , si sedettero sulla parte del sedile non ricoperta dal kilim . Il pope Nikola e Mula Ibrahim erano ormai anziani , il rabbino e il muderis erano uomini maturi , vestiti a festa e preoccupati per la loro sorte e per quella dei propri fedeli . Di tutti e quattro il pope Nikola era indubbiamente il più calmo e sereno , o almeno così sembrava . Mula Ibrahim aveva un' infermità : una balbuzie grave e costante . ( " Bisogna non avere nulla da fare per discutere con Mula Ibrahim " dicevano scherzando gli abitanti della kasaba . ) " Vogliamo fumarcene ancora una , c' è tempo , per Dio , non sarà mica un uccello questo comandante , non potrà mica cadere dal cielo sul ponte ! " diceva il pope Nikola , uomo abituato da tempo a celare dietro lo scherzo le preoccupazioni e le angosce reali , sue e degli altri . Le palpebre socchiuse , le sopracciglia aggrottate , gli occhi ridotti a un solco scuro da cui si sprigionavano scintille dorate come se sorridesse , egli li osservava con uno sguardo insistente , silenzioso e attento . Il pope parlava in modo fluido e tranquillo , rivolgendosi più all' interprete , un giovane ufficiale , che al colonnello . " Dd - dic - ci b - bene , da m - macell - laio " balbettò Mula Ibrahim alzando le mani al cielo e accomiatandosi con un cenno della testa e con un sorriso . Sospirando , il pope soffiò lontano il fumo del suo sigaro , mormorando tra sé : " Che strana canaglia , che Dio se lo porti ! " Anche Ali - hodža si ristabilì e riaprì come gli altri commercianti il suo negozio vicino al ponte ; soltanto che da allora cominciò a portare il turbante leggermente inclinato sulla destra , per nascondere la cicatrice dell' orecchio ferito . ( Si sarebbe detto che giocassero : agli occhi della gente le loro attività erano incomprensibili , irreali e poco serie . ) Vedendo che ormai nemmeno gli occhi potevano più posarsi su qualcosa , Semsi - bey smise del tutto di scendere nella čaršija . Rese l' anima a Dio senza aver mai pronunciato quella parola amara che rimuginava sempre nella sua bocca senile e senza aver mai più messo piede nella čaršija , dove tutto ormai sembrava assecondare le novità imposte dai tempi . ( Vittima di quelle misure doveva essere anche la bottega di Ali - hodža , che avrebbe dovuto essere demolita , ma l' imano vi si oppose con fermezza , contestò il provvedimento e , appigliandosi ad ogni genere di pretesti , riuscì ad ottenere che il suo negozio restasse esattamente com' era e al suo posto . ) Così scomparve la bella opera pia del visir e la caserma , che la gente , fedele alle proprie abitudini , continuò a chiamare locanda di pietra , iniziò la sua attività su quel terrapieno accanto al ponte , in assoluta disarmonia con tutto quello che la circondava . Si notava soltanto che ora serbi ed ebrei vi venivano più liberamente , sempre più numerosi e in qualsiasi ora del giorno , senza tener conto , come accadeva una volta , delle abitudini e dei privilegi dei turchi . Per il genetliaco dell' imperatore , la sera del 18 agosto , le autorità addobbavano il ponte con ghirlande di foglie e con una fila di giovani abeti , e al calar della notte veniva accesa una moltitudine di lumi a petrolio e di piccole lucerne . Centinaia di scatolette di latta , quelle per le conserve dei militari , erano state riempite di sego e stearina e brillavano con le loro fiammelle allineate lungo il parapetto del ponte . Illuminavano soprattutto la parte centrale del ponte , mentre le sue estremità e i pilastri che lo sostenevano restavano nell' oscurità . Sembrava così che la parte rischiarata fosse sospesa nello spazio . Il padre di Milan , padron Nikola Glasinčanin , si era stabilito nella cittadina più o meno nel periodo in cui la rivolta in Serbia era al suo culmine e aveva acquistato una bella proprietà a Okolišta . Milan aveva aperto il cancello e si era incamminato con quell' uomo anche se dentro di sé lottava per sottrarsi con gli ultimi sprazzi di volontà a quella forza silenziosa che lo trascinava e alla quale non riusciva a ribellarsi , malgrado il sentimento di umiliazione e la ripugnanza che provava verso lo straniero . Erano giunti quei momenti che Milan conosceva bene , in cui lo straniero , raggiunti i ventinove punti , pescava un due oppure con i trenta un asso . Quando Milan si era ritrovato di nuovo senza denaro , lo straniero gli aveva ingiunto di tornare a casa a prenderlo mentre lui era rimasto sulla kapija ad attenderlo fumando . E come se giocassero nella locanda , con una posta di tre o quattro Groschen , egli aveva chinato il capo e teso la mano . Si chiedeva spesso se quell' avventura notturna sulla kapija fosse stata solo un incubo , che forse aveva sognato mentre giaceva , incosciente , dinanzi alla porta di casa , una conseguenza della sua malattia e non la causa . Comunque fossero andate le cose , con il diavolo o senza di lui , in sogno o nella realtà , Milan Glasinčanin , dopo aver perso in una sola notte la salute , la gioventù e molto denaro , si liberò per sempre , quasi miracolosamente , dalla sua malsana passione . Tra i primi , quella mattina , era giunto Bukus Gaon , il figlio maggiore del devoto , onesto e povero barbiere Avram Gaon . Come sempre in tali occasioni , i notabili musulmani della kasaba si erano riuniti cercando di non attirare l' attenzione , per consultarsi sul senso di quei provvedimenti e concordare il comportamento da adottare . Tahir - pascià era stato il primo a censire le case di Travnik , apponendo su ogni porta una targhetta di legno con il numero ( da qui il soprannome di " targhettatore " ) . Diceva bene il defunto Šemsi - bey Branković : " Le mine degli austriaci hanno una lunga miccia " . Se invece oltrepassassero i limiti , se ci offendessero nella famiglia o nell' onore , allora non potremmo lasciar perdere : ci difenderemmo e che sia come Dio ha stabilito . " Ribelli isolati o quel che rimaneva delle unità in rotta cercarono di riparare nel Sangiaccato o in Serbia , attraversando il ponte di Višegrad . Dopo due settimane giunse nella kasaba un reparto degli Streifkorps per sostituire le guardie sulla kapija . Tra i militari degli Streifkorps che si davano il cambio sulla kapija vi era un giovane russo della Galizia orientale , un certo Gregor Fedun . E quando era giunto il momento del congedo , non aveva voluto ritornare nella nativa Kolomyja in Galizia , presso la casa paterna gremita di bambini e vuota di tutto il resto . Gli uomini degli Streifkorps ricevettero anche una descrizione di Cekrlija , con l' avvertimento che si trattava di un aiducco il quale , dietro l' aspetto minuto e poco appariscente , nascondeva una forza notevole , ed essendo audace e astuto era riuscito più volte a ingannare le pattuglie che lo avevano circondato , fuggendo . In verità la sua attenzione era raddoppiata , ma non tanto per la possibile apparizione di quel Jakov sparito nel nulla quanto per gli innumerevoli fenomeni e segni che indicavano l' arrivo della primavera sulla kapija . Al ritorno la ragazza sembrò sul punto di fermarsi e fissò dritto negli occhi Fedun , che , dal canto suo , si azzardò a rivolgerle qualche parolina , poco chiara e senza significato , sentendosi , nel farlo , venir meno le gambe per l' emozione e dimenticando completamente il luogo dove si trovava . E come nei sogni , dove tutto accade secondo i nostri desideri , divenendo l' unica realtà che subordina tutto il resto , Stevan si addormentò di nuovo , convinto e pronto a convincere gli altri di non aver mai chiuso occhio ; e sulla kapija non passava nessuno . " E io cosa le risponderò?Magari mi proporrà un appuntamento in un luogo nascosto . " Sul tavolo ardeva una lampada a petrolio di metallo , con un abat - jour di porcellana verde . " Mi dica cosa ha fatto dalle cinque alle sette mentre montava la guardia alla kapija insieme all' ausiliare Stevan Kalačan . " Prima che questi si fosse liberato di lei , Jakov aveva già attraversato il Rzav come se si fosse trattato di una semplice pozzanghera , benché in realtà l' acqua gli giungesse fin sopra le ginocchia , ed era scomparso nel saliceto sulla riva opposta . Se voleva , parlava anche troppo , ma se non voleva dire qualcosa era impossibile strapparle anche una sola parola ; a niente servirono tutte le pressioni di Draženovic . Le parole del comandante erano solo il sigillo ufficiale apposto a tutto quello che era accaduto ; erano necessarie più allo stesso comandante , per soddisfare le esigenze tacite ma eterne della legge e dell' ordine , che a Fedun . Draženovic ricevette l' ordine di contattare il pope Nikola e di parlarne con lui : Fedun poteva essere sepolto nel cimitero pur essendo un suicida e il pope poteva cantare la messa per il defunto che era di confessione uniate ? Fu sepolto il mattino dopo e ricevette l' assoluzione dal vecchio pope Nikola che celebrò una messa assistito dal sacrestano Dimitrije . Nonostante il nuovo modo di vestire , le nuove professioni e i nuovi mestieri , sulla kapija tutti tornavano ad essere quelli che erano sempre stati , dalla notte dei tempi . Si immergevano in quelle conversazioni che per loro rappresentavano sempre un autentico bisogno del cuore e dell' immaginazione . La vita nella kasaba accanto al ponte diveniva sempre più animata e varia , più organizzata e ricca . Assumeva a poco a poco una regolarità e un equilibrio fino ad allora sconosciuti , quell' equilibrio al quale aspira sempre e dovunque ogni esistenza umana ma che si raggiunge raramente , solo parzialmente e in modo effimero . Ma nella sperduta cittadina bosniaca , di tutta quella vita del XIX secolo arrivavano solo echi frammentari e solo nella misura e nella forma in cui l' arretrata società orientale poteva accettarli , comprenderli e applicarli a suo modo . È vero che la nostra gente , soprattutto i cristiani e gli ebrei , cominciava ad assomigliare sempre più , nell' abbigliamento e nel comportamento , agli stranieri occupanti , ma nemmeno gli stranieri rimanevano immuni all' ambiente in cui dovevano vivere . Schreiber aveva aperto quella che si poteva chiamare una drogheria o una bottega di generi coloniali , Guttenpan aveva messo in piedi una mensa per i soldati , Zaler dirigeva l' albergo , gli Sperling avevano impiantato una fabbrica di soda e un " atelier " fotografico , Cveher un' orologeria - gioielleria . Fino ad allora il primo edificio che si trovava entrando nella čaršija era l' osteria di Zarije , situata in una posizione ideale : il viaggiatore , stanco e assetato , quando entrava in città attraversando il ponte , se la trovava proprio davanti . Sopra l' entrata dell' edificio la scritta HOTEL ZUR BRUCKE , tracciata a grosse lettere e maldestramente da un soldato pittore , sbiadì rapidamente , Per due generazioni di scialacquatori , commercianti e bey di Višegrad , Lotika fu un' abbagliante fata morgana , costosa e fredda , che giocava con i loro sensi . In quella stanzetta stracolma di oggetti e soffocante , la cui unica finestra , la più piccola dell' edificio , dava direttamente sulla prima e più stretta arcata del ponte , Lotika trascorreva le ore libere e viveva la sua vita segreta , che apparteneva solo a lei . Da quella stanza partiva la corrispondenza con la sua numerosa parentela , gli Apfelmayer di Tarnów , le sorelle e i fratelli sposati , diversi cugini e cugine , tutti poveri ebrei della Galizia orientale e disseminati tra la Galizia , l' Austria e l' Ungheria . ( In questo suo ruolo di sostegno di tutta la famiglia , nel fatto di dare le opportunità necessarie a ognuno dei suoi parenti , Lotika trovava la sua unica vera gratificazione e la ricompensa per tutti gli affanni e le rinunce della propria vita . Si trattava di nuovi clienti che richiedevano la sua presenza o di qualche avvinazzato che , appena risvegliatosi dalla sbornia , urlava chiedendo ancora da bere , di accendere le lampade , di far venire i musicanti , di chiamare Lotika . Un bey di Crnča , un giovane pallido dallo sguardo fisso , rovescia tutto quel che gli portano da bere , trovando da ridire su tutto e cercando ogni pretesto per attaccar briga con la servitù o con gli altri clienti . A un tavolo sono riuniti i padroni più giovani , che hanno appena cominciato a uscire da soli e a bere , i " raffinati " della kasaba per i quali l' osteria di Zarije è troppo rozza e noiosa , ma che non si trovano ancora a loro agio nell' albergo di Lotika . Pavle veste alla maniera turca e non si toglie il fez rosso nemmeno al caffè ; i suoi piccoli occhi sembrano due fessure oblique , nere e lucenti sul viso grassoccio e pallido , ma possono ingrandirsi in modo stupefacente e divenire brillanti e diabolicamente sorridenti nei rari momenti di gioia e trionfo . E domani sarà la stessa cosa : spunterà un altro o lo stesso giovane bey ubriaco fradicio , scialacquatore e lunatico , e per Lotika ci saranno le stesse preoccupazioni da affrontare con il volto sorridente e la stessa dura fatica che assomiglia a un gioco leggero e frivolo . Era l' unico uomo nella kasaba che , si diceva , fosse riuscito a ottenere i suoi favori , realmente e indipendentemente da ogni calcolo . A quel punto anche il più forte dei gaudenti della kasaba volava come un pupazzo di paglia verso la porta , aperta al momento giusto da Malcika , e in men che non si dica si trovava per strada . Milan non metteva mai nel suo lavoro uno zelo eccessivo o cattiveria , né una passione da lottatore o sentimenti di orgoglio personale : proprio per questo sbrigava il suo compito in modo così rapido e discreto . Rimaneva solo la questione di quel che l' avventore ubriaco aveva bevuto o rotto : Lotika detraeva la somma dalla paga giornaliera di Gustav , un conteggio che avveniva a notte tarda , dietro un paravento rosso . Ma anche in questa vecchia osteria , dove non esistono sale riservate e veri camerieri , perché a servire vi si trova sempre qualche ragazzone del Sangiaccato vestito come un contadino , nuove e antiche abitudini si mescolano stranamente . Quando , all' inizio dell' occupazione austriaca , il primo circo giunse nella kasaba , il Guercio si innamorò di una ragazza , un' equilibrista . A causa sua fece tante sciocchezze e creò tanti scandali che finì in prigione e si prese delle belle bastonate mentre certi giovani ricchi e crudeli che lo avevano istigato a fare quelle follie furono costretti a pagare multe salate . Il Guercio si sforza di restare impassibile , ma quella conversazione lo tocca e lo turba , come se il sole gli solleticasse il viso : il suo unico occhio vorrebbe a ogni costo aprirsi e tutti i suoi muscoli distendersi in un sorriso di felicità . Arriva in bottigliette da due decilitri , sull' etichetta c' è l' immagine di una giovane mulatta dalle labbra carnose e gli occhi ardenti , un largo cappello di paglia , i grossi orecchini d' oro e sotto di lei , in lettere rosse , la scritta JAMAICA . " Che conti di fare con quella ragazza , vecchio ? Vuoi sposarla o pensi di prenderla in giro come fai con tutte le altre ? " A poco a poco , in modo quasi impercettibile , senza nemmeno rendersene conto , anche il Guercio si è infatuato di lei . Nella discussione cerca di difendersi dagli scherzi , dice che lei non è fatta per lui , povero , vecchio e miserabile , ma nei momenti di silenzio fantastica su Pasa , sulla sua bellezza , se la felicità che può dare sia o meno accessibile a lui . Per i giovani e ricchi commercianti tutto è scherzo , ma per lui no , per lui è la verità , un qualcosa di sacro che porta da sempre dentro di sé e che esiste realmente e sicuramente , al di là degli scherzi , delle bevute e dei canti , indipendentemente dalla stessa Pasa . Non esistono gli scoppi di risate intorno a lui , le battute grossolane e i lazzi di ogni genere che fioccano crudeli . Al Guercio tutto questo sembra lontano , come avvolto nella nebbia , mentre chi canta si trova proprio accanto a lui , vicino al suo orecchio : E la moglie gli aveva esposto il suo piano : essendo venuta meno per loro ogni speranza di avere figli , era necessario che , oltre a lei , hadži-Omer prendesse una seconda moglie , più giovane , da cui aspettarsi un erede . Quell' inverno il principale divertimento dei ricchi fannulloni nell' osteria di Zarije è la sua tristezza per il matrimonio di Paša . " Allora , Guercio , quanti anni hai meno di hadži-Omer ? " chiede uno dei ricchi più giovani dando inizio alla serie di scherzi . Una notte gli portano un falso passaporto e lo trascinano al centro dell' osteria facendolo ruotare lentamente mentre lo esaminano con attenzione per annotare nel documento la descrizione dei suoi connotati , scherzando senza pietà e ridendo sonoramente . Canta dandosi da solo il tempo con il quale percorre , sicuro e saltellante , il pericoloso cammino . A giudicare da quegli anni sembrava che gli accenti tragici che avevano punteggiato la vita dei popoli d' Europa fossero spariti : lo stesso si poteva dire della kasaba accanto al ponte . Il manifesto esprimeva lo sdegno e il profondo rammarico dei popoli del grande impero austroungarico e chiedeva a tutti i sudditi di stringersi ancora più saldamente , con la loro lealtà , attorno al trono , come la miglior consolazione possibile per il sovrano così duramente colpito dal destino . Mastro Pero , come lo chiamavano tutti , era arrivato con l' occupazione e , rimasto in città , si era sposato con una certa Stana , una ragazza povera che non godeva di una grande reputazione . Il muderis di Višegrad , Husein - efendija , cercava di spiegare chi fossero e cosa volessero gli anarchici . Anche se , sia detto per inciso , il baule di libri sui quali si basava la sua fama di persona colta era ancora allo stesso posto e poco era stato letto . La sua cronaca della nostra kasaba in venti anni era aumentata solo di quattro pagine perché più il muderis invecchiava , più aumentava la stima di se stesso e della sua cronaca e diminuiva quella degli uomini e degli avvenimenti intorno a lui . E a questo contribuì certamente anche Stana di Mejdan suonandole di santa ragione a due dei monelli più bercioni . Sul gradino della bottega di Ali - hodža , che si trova proprio tra la locanda di pietra e l' osteria di Zarije e da dove si vede di sbieco il ponte , siedono dalla prima mattina due turchi , due sfaccendati della čaršija che discutono di tante cose ma soprattutto dei lavori sul ponte . Se sapessi leggere e avessi studiato almeno un po' , e non è il tuo caso , sapresti che quel ponte non è una costruzione come le altre , è di quelle che vengono edificate grazie all' amore e alla volontà del Signore ; alcuni uomini in una certa epoca le costruiscono , altri , in altre epoche , le distruggono . " Un' ipotesi sbagliata " lo interrompe l' imano . " Se tutto il mondo avesse un cervello come il tuo non si costruirebbe e non si demolirebbe più . Lo sa bene il nostro imano cos' è il ponte " interrompe ora l' altro , alludendo malignamente alle torture subite da Ali - hodža sulla kapija . La kasaba , fino ad allora , aveva avuto soltanto fontanelle di legno di cui due sole , a Mejdan , fornivano acqua di fonte ; tutte le altre , nei quartieri bassi , erano collegate ai fiumi Drina o Rzav e davano un' acqua fangosa ogni qualvolta uno dei fiumi si intorbidava o quando , a causa delle calure estive , si prosciugava abbassandosi di livello . Ancora una volta Ali - hodža aggrottava le sopracciglia a causa del fumo che , attraverso la piazza del mercato , giungeva sino alla sua bottega , e parlava con disprezzo della nuova acqua " sporca " che passava attraverso i tubi d' acciaio e non poteva essere bevuta , né tanto meno servire per le abluzioni ; nemmeno i cavalli vi si sarebbero abbeverati , se ancora ci fossero stati cavalli di razza buona , come quelli di una volta . Si trattava della ferrovia a scartamento ridotto che negli articoli dei giornali e negli atti ufficiali veniva definita la " ferrovia dell' Est " . La gente pronunciava quei grandi numeri guardando in lontananza , come se cercasse invano di distinguere quella montagna di denaro che sfuggiva a ogni calcolo e a ogni analisi . " Settantaquattro milioni ! " dicevano molti dandosi importanza e con aria da intenditori , come se quei soldi li avessero contati uno ad uno sul palmo della mano . La ferrovia seguiva il corso della Drina : girava intorno alla città discendendo lungo l' erta strada intagliata nelle rocce verso la collina di Mejdan , e raggiungeva la pianura all' altezza delle ultime case , sulla riva del Rzav . Ormai il ponte era attraversato solo da chi veniva dai villaggi della sponda sinistra del fiume : i contadini con i loro ronzini sovraccarichi o i carri tirati da buoi o cavalli che trasportavano il legname da boschi lontani fino alla stazione . Il viaggio non durava più due giorni , con una sosta a Rogatica , ma solo quattro ore . Già all' alba scendevano dalle loro montagne , arrivavano alla kasaba con il sorgere del sole e alle prime botteghe che incontravano chiedevano con inquietudine : " È partita la macchina ? " Ma tutto questo , le goffaggini dei contadini come le smorfie e i borbottìi di Ali - hodža , erano inezie . A Sarajevo cominciavano a nascere partiti e organizzazioni religiose e nazionalistiche , serbe e musulmane , le cui ramificazioni giunsero presto anche a Višegrad . Arrivarono anche nuovi giornali fondati a Sarajevo . La cittadina , situata proprio sulla frontiera serba e poco distante da quella turca , profondamente legata da secoli all' uno e all' altro paese , risentì di quei mutamenti , li visse intensamente e cercò di spiegarseli , pur non esprimendo apertamente ciò che pensava e sentiva . Quando , una ge - generazione fa , il Nostro esercito varcò le frontiere del Vostro paese ... Con Nostra grande gioia possiamo affermare in tutta libertà che il seme sparso in una terra fertile ha dato i suoi frutti . Per elevare la Bosnia e l' Erzegovina a un più alto livello di vita politica , abbiamo deciso di dotarle entrambe di istituzioni rappresentative - che rispondano alle condizioni particolari di ciascun paese e agli interessi comuni - e di dare così una base giuridica all' espressione delle loro aspirazioni e dei loro bisogni . Il supremo principio dei diritti uguali per tutti dinanzi alla legge ; la partecipazione alla promulgazione delle leggi e all' amministrazione del paese ; una tutela uguale per tutte le religioni , le lingue e le particolarità nazionali - di tutti questi beni supremi Voi godrete pienamente . Ali - hodža ascoltava , e quelle parole gli sembravano le stesse di trent' anni prima , sentiva la stessa plumbea pallottola trapassargli il petto , avvertiva lo stesso messaggio che diceva che i loro tempi erano finiti per sempre , che " la fiamma turca aveva finito di ardere " ; bisognava solo ripeterlo perché i turchi anziani non lo volevano capire e ammettere , si autoingannavano e facevano finta di non vedere la realtà . Ancora non era completamente scesa la notte che già il grande manifesto bianco era stato strappato e gettato nella Drina . Come trent' anni prima i militari scesero per la strada ripida che partiva da Sarajevo e , attraverso il ponte , entrarono nella kasaba con gli autocarri e le salme- rie . Benché i lavori fossero tenuti segreti , a Višegrad cominciò a circolare la voce che si stava minando il ponte , che nella cavità scavata nel pilastro era stato collocato l' esplosivo da usare in caso di guerra , qualora si fosse reso necessario distruggere il ponte . Degli adulti , solo Ali - hodža Mutevelić controllò e osservò , contrariato e diffidente , quel tendone verde , e poi , incuriosito , la placca di ferro rimasta sul ponte . Non c' era nessuno nella čaršija a cui volesse chiedere qualcosa , convinto che da tempo una persona intelligente non avesse in città con chi scambiare delle opinioni o discutere in modo sensato . Tutti avevano perso il senso dell' onore e della ragione , oppure erano disorientati e amareggiati come lui . Non può essere un segreto . Che segreto sarebbe se lo conoscono anche i bambini delle elementari ? " lo interruppe adirato . Dinanzi a lui , di sbieco , si ergeva , eternamente bello e uguale , il ponte ; attraverso le sue arcate bianche si intravedeva la superficie verde , illuminata e irrequieta della Drina : il ponte sembrava una strana collana di due colori che brillava al sole . Ascoltavano avidamente quel che i giornali scrivevano sul giovane ed eroico maggiore Enver - bey,26 che aveva sconfitto gli italiani e difeso la terra del sultano come un vero discendente dei Sokolović o dei Cuprilić . Come all' epoca dell' attentato di Luccheni all' imperatrice , seguendo una sua incomprensibile logica , anche ora si sentiva colpevole dei delitti commessi , lontano , da qualche parte nel mondo , dai suoi compatrioti con cui da tempo non aveva più alcun rapporto . Mastro Pero , stanco e curvo , con gli utensili da lavoro sottobraccio , si limitava a calarsi ancor più il cappello sugli occhi e a stringere convulsamente la pipa tra i denti affrettandosi verso casa , a Mejdan . " Se tu fossi un uomo - e non lo sei - reagiresti usando il tuo scalpello , o il martello . Vedresti allora che a quei maledetti turchi non verrebbe più voglia di scherzare né di prenderti in giro ma si metterebbero sull' attenti ogni volta che attraversi il ponte . " Il grande ponte di pietra , che nel disegno del visir di Sokolovići , quando si era lanciato nella sua impresa , doveva congiungere , come uno degli anelli dell' impero , le due parti dell' immenso territorio e agevolare " per l' amor di Dio " il transito da Occidente a Oriente e viceversa , si trovava ora veramente tagliato fuori sia dall' Occidente che dall' Oriente , lasciato a se stesso come accade alle navi arenate e ai templi abbandonati . " A chi va Skopje ? " chiede un vecchio , fingendo indifferenza , al giovane che legge . ( E " la sovranità turca " rappresentava la grande comunità indivisibile e indistruttibile unita nella fede musulmana , tutta quella parte della Terra dove " il muezzin chiama alla preghiera " . ) Arrivano con il treno da Sarajevo , con la testa piena di raccomandazioni e parole d' ordine , aspettano la notte sul ponte , ma l' indomani mattina non sono già più nella kasaba : i giovani di Višegrad li hanno fatti passare in Serbia utilizzando canali prestabiliti . Alcuni , nel corso di questi due decenni , avevano ottenuto i diplomi delle scuole magistrali di Sarajevo , due o tre altri la laurea in filosofia o diritto a Vienna , ma rappresentavano rare eccezioni , giovani modesti , che davano i loro esami in silenzio e senza che nessuno se ne accorgesse , e che , una volta terminati gli studi , si perdevano nella grigia e numerosa armata della burocrazia statale . Nonostante continuino a frequentare i vecchi compagni , provano nei loro confronti strane diffidenze che si manifestano con un' ironia grossolana o con qualche silenzio sgradevole . Non riescono a partecipare da pari a pari alle discussioni . Tormentati costantemente dalla consapevolezza della propria ignoranza e della propria debolezza esagerano , nel modo di parlare e di atteggiarsi , la loro rozzezza e la loro mancanza di istruzione nei confronti dei compagni più fortunati o ironizzano su tutto con acidità e sarcasmo ostentando la propria ignoranza : La vita ( questa parola ricorreva molto spesso nelle loro discussioni , come nella letteratura e nella politica di quell' epoca , dove si scriveva con la " V " maiuscola ) , la vita si spalancava dinanzi a loro sempre come un terreno di conquista , come un' arena offerta ai loro sensi liberati , alle loro avventure intellettuali e alle loro imprese appassionate , cui non ponevano limiti . Janko Stiković , figlio di un sarto di Mejdan , già da quattro semestri studia scienze naturali a Graz . ha già pronta una raccolta che dovrebbe uscire presso Zora ( " Casa delle edizioni nazionaliste " ) . Ranko Mihailović è un giovane silenzioso e bravo , anch' egli frequenta la facoltà di legge a Zagabria , si vede già dinanzi una carriera nell' amministrazione e prende raramente e tiepidamente parte alle discussioni e ai dibattiti dei suoi amici sull' amore , la politica , le diverse concezioni della vita e l' ordine sociale . Sente questo lavoro monotono , in mezzo a gente mediocre , priva di interessi e senza la minima prospettiva , come un supplizio e un' umiliazione . L' impossibilità di cambiare posizione sociale o almeno di migliorarla , ha fatto dell' adolescente sensibile un uomo prematuramente invecchiato , irascibile e taciturno . Questo ragazzone forte con il berretto " alla Schlosser " è una di quelle persone modeste e soddisfatte della propria sorte che non si misurano né si paragonano a nessuno , accettano serenamente e quasi con riconoscenza quel che la vita offre loro dando di sé tutto ciò che hanno e possono . Oggi pomeriggio ha avuto il suo primo appuntamento con la maestra Zorka , una ragazza attraente , dalle forme piene , il colorito pallido e gli occhi ardenti . Stiković si è ripreso per primo . E in maniera brusca , come spesso fanno i giovani , senza aspettare , si è sistemato i vestiti e l' ha salutata . A casa ha incontrato il postino che gli ha portato una rivista giovanile contenente il suo articolo I Balcani , la Serbia , la Bosnia e l' Erzegovina . Ed ecco che quella stessa sera , sulla kapija , gli studenti discutono all' infinito del suo articolo , proprio dinanzi a Zorka . Solo se prima si raggiungerà la libertà economica delle classi sfruttate , dei contadini e degli operai , quindi della maggior parte del popolo , si potranno creare le condizioni per la formazione di Stati indipendenti . Dopo Zorka e Zagorka , che alle dieci si avviano verso casa , accompagnate da Velimir e Ranko , anche gli altri cominciano a salutarsi . Infatti , già nei lunghi mesi invernali lei si è legata a Glasinčanin il quale , non sapendo e non potendo nascondere a quale punto ne fosse innamorato , Nell' oscurità risuonano le voci di due passanti che si avvicinano lentamente fermandosi proprio sulla kapija , dietro l' angolo del parapetto , così che Stiković e Glasinčanin dal sofà dove siedono non possono né vederli né essere visti . Con lei ha avuto due femmine e un maschio , tutti battezzati nella chiesa ortodossa e cresciuti come veri bambini della kasaba e nipoti di hadži-Toma . D' aspetto Toma Galus somiglia al padre ma il suo carattere e i suoi interessi vanno in tutt' altra direzione . Poiché ogni giovane non deve solo soddisfare gli eterni e naturali desideri della gioventù e della maturazione , ma anche pagare il proprio tributo alle correnti spirituali , alle mode e alle abitudini del suo tempo , anche Galus scrive versi ed è membro attivo delle organizzazioni nazionaliste rivoluzionarie studentesche . Dei genitori di Fehim Bahtijarević solo la madre , che discende da una antica famiglia della città , gli Osmanagić , è nativa di Višegrad . Il padre è di Rogatica dove svolge tuttora le funzioni di giudice . Nascosti nell' ombra , sdraiati sui loro sedili di pietra , Stiković e Glasinčanin sono in silenzio , come se si fossero accordati tacitamente per ascoltare senza farsi vedere la conversazione dei due compagni sul ponte . Voi siete gli unici veri signori di questa terra , o almeno lo siete stati ; e nel corso dei secoli avete esteso , rafforzato e difeso tale supremazia , con la spada e con la cultura , sul piano giuridico , religioso e militare . Questo ha fatto di voi dei guerrieri , degli amministratori , dei proprietari e in nessuna parte del mondo questa classe di uomini coltiva le scienze astratte , ma ne lascia il compito a coloro che non hanno e non possono fare altro . Ma , in fin dei conti , non era nemmeno difficile per Istanbul erigere monumenti come questi , quando a noi come a tanti altri popoli sottomessi portava via non solo le terre e i " guadagni , ma anche le nostre forze migliori e il nostro sangue più puro . Bahtijarević rimane in silenzio , e quel silenzio , che esprime una forte ed eloquente opposizione , irrita Galus , spingendolo ad accalorarsi con toni sempre più aspri . Galus comincia poi a descrivere i vantaggi e gli aspetti positivi di quel nuovo Stato nazionale che riunirà intorno alla Serbia , come l' Italia intorno al Piemonte , tutti gli slavi del Sud , sulla base della parità dei diritti nazionali , della tolleranza religiosa e dell' uguaglianza dei cittadini . " Vedrai , Fehim " afferma Galus con entusiasmo , cercando di convincere l' amico , come fosse questione di quella notte o del giorno dopo , " vedrai che riusciremo a creare uno Stato che contribuirà in modo notevole al progresso dell' umanità , nel quale ogni sforzo sarà benedetto , ogni vittima santificata , ogni pensiero autonomo , espresso con le nostre parole , e ogni opera segnata dal sigillo dei nostri artisti . Perché , ormai non ci sono più dubbi , il destino ha deciso che noi dobbiamo realizzare tutto quello che le generazioni precedenti hanno sognato : uno Stato nato nella libertà e fondato sulla giustizia , come parte del pensiero divino realizzato su questa Terra . " Dopo un lungo silenzio , Stiković e Glasinčanin si accorgono che uno dei due giovani invisibili getta dal parapetto nel fiume la cicca di una sigaretta che , simile a una stella filante , traccia sulla Drina un grande arco . Glasinčanin , avvertendo invece la momentanea superiorità che gli dà quella sua posizione di arbitro , non risponde immediatamente . Ma ci sono cose che per loro natura non possono restare nascoste e oltrepassano anche le barriere più solide , superando qualunque limite , anche il più vigilato . ( " Ci sono tre cose che non si possono nascondere " dicevano gli ottomani : " l' amore , la tosse e la povertà " . ) E il caso di questa coppia di innamorati . E in qualsiasi ora del giorno , perché per gli innamorati il tempo non è sempre breve e la strada mai abbastanza lunga . E più vi ascolto più sono convinto che , orali e scritte , la maggioranza di queste discussioni non abbia niente a che vedere con la vita e i suoi problemi concreti . La vita , quella vera , io la osservo da vicino , la vedo negli altri e la sento dentro di me ogni giorno che Dio manda sulla Terra . Non sei nemmeno invidioso , e non perché tu sia buono , ma solo per il tuo sconfinato egocentrismo . Non ti accorgi della felicità o dell' infelicità altrui . Solo la tua vanità ferita può torturarti e ferirti , non la tua coscienza . Essa è la sola forza che si esprime attraverso di te , sempre e in tutto , determinando ogni tuo comportamento . " Si sparse subito la voce che erano venuti con l' intenzione di avviare a Višegrad un' impresa che la gente del luogo non sapeva nemmeno come definire . Ogni venerdì si potevano vedere " le ragazze di Julka " che si recavano in carrozza all' ospedale per la visita medica settimanale . Accanto alla vecchia casa turca , Terdik fece elevare una nuova costruzione " secondo un progetto " , con un tetto di tegole rosse che si vedeva da lontano . Là " Sotto i pioppi " , come si diceva nella kasaba , potevano ora lasciare i loro soldi , ereditati o guadagnati , i figli e i nipoti di coloro che una volta passavano il loro tempo bevendo , nell' osteria di Zarije prima , da Lotika poi . Il folle numero equilibristico di quel pazzoide di Pecikoza gli ha di colpo riportato un ricordo della prima infanzia , quando , attraversando il ponte per andare a scuola , una mattina aveva visto emergere dalla nebbia il goffo e tarchiato Guercio che saltellava su quello stesso parapetto . Lo torturano anche i ricordi di quello che è accaduto con la maestra e che non sarebbe dovuto accadere ( quasi fosse stato qualcun altro ad agire al posto suo ! ) , dell' articolo che ora gli sembra debole e pieno di lacune ( quasi lo avesse scritto qualcun altro pubblicandolo con il suo nome ! ) e del lungo sermone di Glasinčanin che improvvisamente gli appare pieno di malevolenza e di odio , di offese sanguinose e di reali pericoli . Gustav , l' arcigno e ottuso ma esperto e fidato Gustav , dopo tanti anni ha lasciato il suo albergo per aprire un caffè al centro della čaršija e da collaboratore si è trasformato in un concorrente senza scrupoli . Ogni giorno nel pomeriggio giunge Ali - bey Pašić , il taciturno e fedele amico di gioventù di Lotika . Quel modo anarchico di pensare , di parlare senza misura e di vivere senza riflettere , porta Ranković , che ha sempre vissuto riflettendo e misurando le proprie azioni , ai limiti della rabbia e dell' esasperazione . Per questo gli piace sedersi e prendere un caffè con Lotika , con la quale può parlare di affari e degli ultimi avvenimenti , sulla base di criteri solidi e sperimentati , lontani da ogni " politica " e dai pericolosi paroloni che mettono tutto in discussione senza spiegare né provare nulla . Sette anni fa il cognato di Lotika , Zaler , si è messo in società con due ricchi pensionati e insieme hanno fondato nella kasaba una " Moderna cooperativa casearia " . E avendo tutti i giorni davanti agli occhi quel bambino così infelice , l' addolora ancora di più vedere gli affari precipitare e non avere il denaro sufficiente per mandarlo a Vienna da medici illustri o per sistemarlo in qualche istituto specializzato . In cuor suo spera che accada un miracolo , che i bambini come lui possano guarire per volontà divina o grazie alle buone azioni e alle preghiere . Ma gli Apfelmayer che Lotika ha guidato fin dai primi passi , ha fatto studiare e accasato , non hanno fatto la stessa cosa con gli altri parenti poveri che sono nati e cresciuti in Galizia ; anzi , dopo essersi stabiliti in altre città , hanno pensato solo a se stessi e ai propri figli . cosa che avrebbe costituito già una bella ricompensa per tutti i sacrifici sostenuti per farlo studiare . Ma anche in questo caso è stata amaramente delusa . Qualche mese dopo Lotika ha ricevuto una lettera dell' amato Albert da Buenos Aires , dove era emigrato . " Gott , Gott , Gott " sospirava la povera Debora versando grossi lacrimoni senza poter dare una risposta a Lotika che , non riuscendo lei stessa a trovare una spiegazione , congiungeva le mani e alzava gli occhi al cielo , ma senza piagnucolare come Debora , piuttosto con rabbia e disperazione . Lotika ha provveduto al corredo della ragazza e ha svolto il ruolo dell' arbitro nella crisi morale che quel matrimonio provocava nella grande famiglia degli Apfelmayer di Tarnów , ricchi solo di figli e di una incontaminata tradizione religiosa . In quell' estate del 1914 , quando i padroni dei destini umani fecero passare i popoli d' Europa dal teatro del suffragio universale generalizzato all' arena , già preparata , del servizio militare obbligatorio , la kasaba offriva un piccolo ma eloquente quadro dei primi sintomi di un male che , con il passare del tempo , sarebbe diventato europeo , poi mondiale e poi universale . Venne una di quelle annate straordinarie dovute all' azione congiunta e particolarmente benefica del calore del sole e dell' umidità della terra , quando l' ampia vallata di Višegrad sembra fremere per il rigoglio e l' abbondanza delle energie e per un bisogno assoluto di rigenerazione . Le alborelle argentee che ogni anno , all' inizio dell' estate , discendono in gran numero il fiume Rzav per deporre le uova alla foce , irrompono in tali quantità che i ragazzi le catturano con i secchielli nell' acqua bassa , rigettandole poi sulla riva . Persino i contadini , che trovano sempre un motivo per lamentarsi , devono riconoscere che l' annata è proprio buona anche se non dimenticano di aggiungere a ogni affermazione positiva : " Ammesso che continui così ... " . Là è ammassata la merce più pesante : padelle , stufe di ferro , cerchioni , traverse , vomeri , leve di varie grandezze e altri grossi attrezzi . Il tutto è accatastato in alti cumuli tra i quali si passa attraverso stretti corridoi , come tra alte mura . Suo padre , padron Mento Papo , un vecchietto ottantenne minuto e bianco , si mantiene ancora abbastanza bene , tradito solo dalla vista . Santo sta calcolando il debito accumulato da Ibro , e di quanto , dunque , e a quali condizioni , potrà fargli un nuovo prestito fino al raccolto primaverile . " È proprio così , Ibraga , e non può essere diversamente " risponde Santo usando la sua formula di rito per simili occasioni . " È vero , Dio sia lodato , e se continua così ci sarà frutta e pane , almeno speriamo . E che ci si possa rivedere in buona salute e in amicizia " conclude Santo che ormai ha ritrovato la vivacità e l' allegria . Persino la grande cassaforte verde d' acciaio sembra traspirare mentre Santo cerca di allargare con l' indice il colletto della camicia che gli stringe il collo grasso , giallo e molliccio e pulisce con il fazzoletto le lenti appannate degli occhiali . Essendo un villaggio di frontiera ed essendosi verificati due casi anche nella caserma dei soldati , il medico militare di Višegrad , il dottor Balasz partì alla volta di Uvac con un infermiere e le medicine necessarie . Subito dopo abbandonò la kasaba e il marito . Si sparse la voce che fosse ricoverata in un sanatorio vicino a Vienna , La fabbrica ha stipulato un contratto con il Comune in base al quale con l' elettricità prodotta nella propria centrale vengono illuminate anche le strade della città . Vi prendevano parte anche Zorka e Glasinčanin e , tornando a casa dopo le prove , hanno ricominciato a parlare , per la prima volta dall' estate scorsa . Di tanto in tanto si frappone tra loro il volto di Stiković , l' assente , e di nuovo si riaccende quella lite irrisolvibile che però non li allontana e non li divide come accadeva prima , mentre ogni riappacificazione li avvicina sempre più . L' anno precedente , quando era tornato Stiković , Zorka aveva creduto che dinanzi a lei si spalancasse per sempre un paradiso infinito di amore felice , nel quale l' affinità dei sentimenti e la corrispondenza perfetta dei desideri e dei pensieri avessero la dolcezza dei baci e la durata di un' intera vita . Presa com' era dai tormenti e dai dubbi nel profondo dell' animo , sentiva tutto il peso dell' amore che Stiković aveva suscitato in lei , mentre l' immagine del giovane si perdeva in lontananza , in una nebbia che lei non osava chiamare con il suo vero nome . Tuttavia non riusciva a rassegnarsi e ad ammetterlo una volta per tutte . ( Chi ha mai potuto rassegnarsi a questo ? ) Tutto in lei diceva e ripeteva continuamente quel " Morire!Morire ! " ma inutilmente : non si muore in realtà , si continua a vivere con quell' insopportabile idea dentro di noi . Ti ho fatto vedere la foto che mi ha mandato . Mi chiede di raggiungerlo , promettendomi un lavoro sicuro e un buon salario .